Sì, ma solo per poco. «Circa l’85 per cento delle donne e il 73 degli uomini di chiara di sentirsi meglio dopo aver pianto», ha scritto William H. Frey, autore di Crying: The Mystery of Tears (“Pianto: il mistero delle lacrime”). Secondo Frey le lacrime permettono al corpo di scaricare ormoni come la corticotropina la cui eccessiva presenza nel sangue è segnale di stress. L’ipotesi è però da prendere con le pinze: «Produciamo solo qualche millilitro di lacrime», ha scritto Robert Provine, neuroscienziato all’Università del Maryland (Usa). «Se fosse quello il loro scopo, una sudata sarebbe più efficace». È invece più plausibile che il benessere dopo il pianto derivi dalla endorfine rilasciate dall’organismo. «Inoltre il pianto richiede un grande dispendio di energie», mi ha spiegato Marco Dondi, docente di psicologia dello sviluppo e delle emozioni all’Università di Ferrara, «e lo sfinimento quando smettiamo può dare la sensazione di aver scaricato la tensione accumulata».
A cosa serve piangere
Sicuramente però piangendo manipoliamo gli altri: lo dimostra una ricerca pubblicata sul Journal of Applied Psychology secondo la quale le manifestazioni di tristezza servirebbero ad aumentare il potere di negoziazione con l’interlocutore. Studiosi della Essec Business School di Parigi hanno analizzato le interazioni tra 232 studenti intenti a contrattare con i loro compagni. Un membro di ciascuna delle coppie coinvolte era stato istruito ad esprimere tristezza durante il serrato dialogo. Risultato: i partner ignari cedevano più facilmente alle richieste di chi piangeva. Questo avveniva in particolare in alcune circostanze, ad esempio quando il compagno in lacrime era considerato come dotato di scarso potere contrattuale. In altre parole, il pianto induce a provare compassione e comprensione. «Del resto già a partire dagli otto mesi circa il bambino inizia a piangere deliberatamente, con il preciso intento di attirare l’attenzione oppure ottenere qualcosa che in quel momento lo attrae», conclude Dondi.
Fisiologia del pianto. Il pianto nasce nel mesencefalo, dove viene stimolata la produzione di lacrime da parte delle ghiandole lacrimali. Contemporaneamente il sistema nervoso centrale attiva una respirazione intensa che provoca i tipici lamenti a singhiozzo mentre il battito cardiaco si fa più veloce e la pressione sanguigna cresce. La glottide, parte intermedia della laringe, si espande dandoci la classica sensazione di “groppo in gola”. Una curiosità: le lacrime emotive hanno una composizione chimica diversa rispetto a quelle causate da stimoli irritanti, come la cipolla: contengono infatti più proteine, manganese, potassio e ormoni come prolattina e corticotropina.
L’articolo completo su Airone, maggio 2018. Altre domande e risposte su I 500 perché. Domande e risposte per tutta la famiglia (Cairo). In libreria.