Forse il primo caso a sconvolgere la cronaca fu quello di Cogne, quando il piccolo Samuele Lorenzi di tre anni fu trovato morto su letto dei genitori con profonde ferite alla testa. Era il 2002 e a essere condannata fu la madre Annamaria Franzoni, che tuttavia ha sempre negato l’infanticidio. In questi vent’anni sono oltre 480 i bambini morti in Italia per mano dei genitori e nel 60 per cento dei casi i delitti sono stati commessi dalle madri. Se la violenza verso i minori è forse quanto di più riprovevole esista, quella perpetrata dalle madri colpisce ancora di più.
Violenza chiama violenza
«Le motivazioni che portano una madre a compiere atti di questo tipo possono essere di ordine psicologico o sociale», spiega la psicologa Veronica Simoncelli in un saggio per l’Associazione italiana di psicologia giuridica. «L’ipotesi più accreditata è che spesso nell’infanzia di queste madri esistono esperienze di grave deprivazione che provocano insofferenza costante verso ogni situazione di frustrazione e di pena. Il bambino può così far riemergere nella mamma gli aspetti personali di sofferenza». In altre parole le madri abusanti e violente sono spesso donne che hanno subito loro stesse le conseguenze di un attaccamento patologico con le loro madri: il bambino fa pertanto tornare alla luce nella loro mente i vecchi conflitti con le proprie figure genitoriali.
Il supporto sociale
Del resto lo chiariva uno studio americano pubblicato nel 2004 sul Journal of Interpersonal Violence e firmato da Carol Coohey dell’Università dello Iowa: la ricerca dimostrava che le madri picchiate e maltrattate fisicamente hanno più possibilità di divenire maltrattanti verso i loro figli. Ma conta anche il contesto interpersonale: emerge da un altro studio condotto nel 1988 da Byron Egeland, Deborah Jacobvitz e Alan Sroufe dell’Università del Minnesota (Usa) che aveva riscontrato come tra le madri maltrattate da bambine quelle che avevano avuto meno sostegno emozionale, specialmente da mariti o fidanzati, fossero più frequentemente maltrattanti verso i propri figli.
Padri separati, padri dimenticati
Le debolezze e le incapacità materne
Ma non è tutto: diversi studi psichiatrici hanno confrontato madri abusanti con madri non abusanti mostrando come le prime siano portatrici in misura maggiore di sintomi nevrotici, aggressività, ostilità, alti livelli di ansia, bassa autostima e scarsi punteggi di ragionamento verbale. Proprio la difficoltà di una madre nel ragionare sulle proprie emozioni è importante: «L’incompetenza affettiva della madre, che lei non ignora ma che non sa o non vuole correggere, si trasforma facilmente in violenza fisica rivolta contro il suo bambino», scrive Anne-Laure Buffet in Madri che feriscono. Liberarsi dal loro potere per rinascere (Urra).
Il ruolo della depressione nelle madri
Peraltro tra i principali fattori di rischio per comportamenti abusanti c’è la presenza nei genitori, e in particolare nelle madri, di due disturbi psicopatologici: la depressione e il disturbo post-traumatico da stress. In particolare la prima tende a rendere i genitori facilmente irritabili e maggiormente aggressivi e violenti verso i figli. «In generale la fragilità psichica della madre è un fattore di rischio», mi ha spiegato Stefano Cirillo, psicologo e condirettore della Scuola di psicoterapia Mara Selvini Palazzoli di Milano: «una madre che beve o si droga può suscitare nel bambino movimenti complessi e gravidi di conseguenze, dal’iper-responsabilizzazione all’autarchia».
Le conseguenze psichiche sul bambino…
Tutto ciò ha un impatto enorme sullo sviluppo dei piccoli: «Il bambino abusato sente una profonda ingiustizia ma, vittima, lascia che tutto finisca», prosegue Buffet. «La punizione fisica prende il posto dell’amore e viene minimizzata e scusata». Un bambino che sperimenta abusi durante l’infanzia, specie se perpetrati dalla madre, vivrà con molta probabilità disturbi psichici, affettivi e relazionali da adolescente e da adulto: «Questi possono sperimentare depressione, disturbo bipolare, disturbo d’ansia generalizzata, disturbo di panico, disturbo da abuso di sostanze, disturbo da stress post-traumatico», scrive Rosetta Cappelluccio psicoterapeuta e docente presso l’Istituto A.T. Beck di Roma.
…e quelle relazionali
In uno studio pubblicato sul Journal of Global Ethics, Sarah Clark Miller spiega inoltre che l’abuso corrompe la nostra capacità di formare e mantenere relazioni che siano caratterizzate dal rispetto reciproco. Le madri abusanti trasmettono costantemente ai bambini l’idea che non sono amati, che sono indesiderati e inutili e ciò può portare il piccolo a provare odio verso se stesso con un impatto sull’autostima. L’abuso psicologico a volte può distruggere completamente il sé del bambino: «Diventati adulti», conclude Cappelluccio, «questi possono inoltre manifestare disturbo di personalità borderline, difficoltà a regolare le emozioni fino ad arrivare al suicidio».
L’articolo completo su Airone, maggio 2023