Il coraggio? Si può apprendere

coraggio pauraLa paura ci può far crescere: si diventa più forti, infatti, vivendo i nostri timori senza sconti e senza tentare di evitarli. A queste conclusioni sono giunti i ricercatori del Politecnico federale di Losanna (Svizzera) impegnati alcuni anni fa in uno studio sui meccanismi cerebrali alla base del ricordo di traumi passati che a distanza di anni possono causare paura e ansia. Secondo gli studiosi, che avevano condotto una ricerca su topi di laboratorio e pubblicato i risultati su Science, per superare la paura e trasformarla in coraggio occorre riattivare i ricordi angoscianti piuttosto che cancellarli.

Covid e il coraggio riscoperto

Rivivere i traumi per superarli

Una volta identificato all’interno dell’ippocampo degli animali il circuito nervoso in cui era collocata la memoria di un evento traumatico subito, i roditori erano stati sottoposti a una specifica terapia basata sulla rievocazione dell’evento stesso. Osservando il comportamento degli animali e studiandone il cervello, gli scienziati avevano dimostrato che solo consentendo di rivivere la paura passata era possibile attenuarne l’impatto presente. Ciò varrebbe anche per gli esseri umani: si diventa coraggiosi solo accettando e non dimenticando la paura vissuta.

Rischio? Una questione di percezione

Geneticamente coraggiosi

Se dunque possiamo fare qualcosa per sviluppare la nostra resistenza alle paure, è anche vero che esiste una certa predisposizione innata al coraggio. Diversi anni fa alla Rutgers University di Piscataway (Usa) ricercatori dimostrarono, sottoponendo un gruppo di roditori a una serie di test di laboratorio, che il malfunzionamento del gene responsabile della sintesi di una proteina, la statmina, rendeva i topi più coraggiosi della media. Questo, spiegavano i ricercatori, potrebbe illustrare la ragione di una maggiore o minore predisposizioni alla paura anche nell’uomo.

Persone immuni dalla paura

Un’altra chiave per comprendere il funzionamento della paura viene da un altro studio che, anni fa, aveva esaminato il caso di una donna affetta da una rarissima sindrome, quella di Urbach-Wiethe, che provoca, tra gli altri sintomi, lesioni alla pelle e calcificazioni di alcune aree del cervello. Nel suo caso le lesioni avevano colpito anche l’amigdala, una struttura cerebrale profonda da tempo considerata sede delle emozioni primarie come appunto la paura. Questo l’aveva resa del tutto immune a ogni forma di paura o spavento.

Pubblicità