Nei Paesi sviluppati su 100 persone decedute per cancro tra le 25 e le 30 avevano un tumore causato dal vizio del fumo. Inoltre la percentuale di tumori al polmone associabili alla sigaretta è circa del 90 per cento negli uomini e del 70 per cento nelle donne. Nonostante numeri così importanti, secondo dati Istat del 2021 i fumatori in Italia sono ancora oggi circa 10 milioni, in pratica il 19 per cento della popolazione. Come mai di fronte all’evidenza non smettiamo di fumare?
Paure che non dovremmo avere
Facciamo un altro esempio. Ancora in un mondo avanzato e tecnologico come quello in cui viviamo uno studio condotto all’Università di Graz (Austria) nel 2007 mostrava che il 30,5 per cento dei passeggeri occidentali ha paura di viaggiare in aereo mentre dati presentati da Alitalia segnalano addirittura un 53 per cento di “aerofobi”. Eppure nelle classifiche della pericolosità dei viaggi, come quella compilata dall’ufficio statistico del Nevada department of employment, training and rehabilitation (Usa) sul numero di morti per miliardo di chilometri percorsi, il mezzo più pericoloso risulta essere la moto con 108,9 decessi seguita dai propri piedi con 54,2 morti tra i pedoni. L’aereo è ultimo, con soli 0,05 casi di morte.
Le 7 paure di chi teme l’aereo
Pensiamo troppo al presente
Una conclusione appare evidente: abbiamo tutti un problema con la percezione dei rischi. La ragione per cui sovrastimiamo o sottostimiamo i pericoli sta in una serie di distorsioni cognitive ed emotive. «La principale», mi ha spiegato Lucia Savadori, psicologa all’Università di Trento e studiosa dei fenomeni legati alla percezione del rischio e dei pericoli, «fa riferimento al cosiddetto present bias, ovvero la tendenza a prestare un’attenzione maggiore al presente rispetto al futuro». Nel caso dell’aereo diamo più peso alla paura immediata senza pensare ai numeri che ci danno torto e alla pressoché certa prospettiva futura di arrivare a destinazione sani e salvi. Allo stesso modo con il fumo diamo più peso al piacere immediato della sigaretta rispetto al pensiero di un danno fisico futuro. Inoltre fumare una sigaretta non provoca il tumore mentre fumarne mille sì, tuttavia noi fumiamo una sigaretta alla volta e così ogni volta ragioniamo senza pensare alle altre 999 che abbiamo fumato o fumeremo. In pratica, il fumatore tende a concentrarsi su quando ha fumato l’ultima sigaretta, senza considerare la quantità complessiva.
Perché è difficile smettere di fumare?
I pericoli? Solo per gli altri
Spesso, poi, sottostimiamo i percoli quando pensiamo che non ci riguardino. Come illustra uno studio condotto da Antonella Pacini e altri ricercatori della Sapienza di Roma e dalla Croce Rossa Italiana, uscito nel 2007 sulla rivista scientifica Le infezioni in medicina, la percezione di pericolo sanitario si riduce ulteriormente quando l’identità delle persone colpite da una patologia appare erroneamente circoscritta a specifici individui: è quello che ancora oggi capita tra chi si convince che il rischio di infezione da Hiv, il virus che causa l’Aids, riguardi esclusivamente categorie a rischio come omosessuali o tossicodipendenti. Questa alterata percezione è però responsabile di una maggiore propensione di queste persone a non proteggersi durate i rapporti sessuali. «Con una conseguenza», si legge nello studio, «che da tempo si registra una crescita dell’infezione tra gli eterosessuali».
La mancanza di controllo
D’altro canto a volte sovrastimiamo i pericoli per colpa del fenomeno psicologico del controllo. Ad esempio all’origine della fobia di volare c’è per alcuni l’angoscia di non avere il controllo sull’aereo e sull’operato del pilota. Per chiarire questa dinamica è lo psicologo americano Paul Slovic a fare un esempio. Immaginiamo di dover tagliare a fette del pane: con una mano lo teniamo fermo e con l’altra impugniamo il coltello. In questo caso probabilmente posizioneremo le dita abbastanza vicine al coltello. Ora immagiamo che a usare il coltello sia un’altra persona: a che distanza posizioneremmo la nostra mano sul pane? Certamente molto più lontano dal coltello. «Questa differenza è la misura diretta di quanto giudichiamo pericolosa una situazione per il fatto che non ne abbiamo il controllo», spiega Savadori. «E questo è chiaro anche quando siamo noi alla guida di un mezzo rispetto a quando siamo seduti al posto del passeggero».
L’articolo completo su Airone, aprile 2023