Gli e-reader sono strumenti oggi sempre più apprezzati: possono contenere svariati libri, non occupano spazio e consentono la personalizzazione della lettura. Eppure per alcune persone leggere un romanzo in questo modo non è appagante quanto su un libro di carta: «Leggere libri cartacei è anche un’esperienza sensoriale», mi ha spiegato Francesca Peressotti, psicologa all’Università di Padova che da anni si occupa di linguaggio, lettura e scrittura: secondo alcuni studiosi la mancanza dell’odore della carta, delle sensazioni tattili e del suono delle pagine aumenta la difficoltà a seguire il testo e a comprenderlo al meglio. C’è del vero? Le ricerche sono ancora poche e lacunose: «È però probabile che tale vuoto sensoriale possa influenzare l’esperienza di lettura su e-reader, almeno in chi è sempre stato abituato a sfogliare pagine reali. Tuttavia serviranno ancora studi per arrivare a una certezza».
Oggi è difficile leggere libri
Peraltro secondo alcuni autori il digitale è anche maggiormente fonte di distrazione rispetto alla linearità della lettura su carta. Hugh McGuire, imprenditore editoriale canadese attivo nel mondo delle tecnologie digitali per la lettura, già nel 2015 pubblicò un articolo successivamente ripreso e citato da molti autori dal titolo Perché non riusciamo più a leggere?. La sua tesi è che leggere su carta – in un mondo digitale fatto di immagini, video, suoni e stimoli sempre diversi, veloci e distraenti – ci appare oggi noioso, quasi penoso. Così non stupiscono i dati Istat relativi al 2020 che ci illustrano come il 58,6 per cento della popolazione italiana dai sei anni in su non abbia letto nemmeno un libro nel corso dell’anno: davvero tanto.
Il pensiero intuitivo-associativo
Di certo però non possiamo concludere che la lettura digitale su e-reader e quella multimediale da siti e app, fatta di ipertesti, immagini e video, siano nemiche della conoscenza. Anzi: «Le interfacce grafiche», spiegano Lucia Maria Collerone e Giuseppe Città dell’Università di Messina in un saggio uscito su Tecnologie Didattiche, «rappresentano un ritorno alla forma di alfabetizzazione visiva prevalente nelle forme antiche degli alfabeti pittografici favorendo lo sviluppo di una buona memoria visiva e di un pensiero intuitivo-associativo, che aiuta a decodificare messaggi visivi».
Manca l’educazione al digitale
Il punto è piuttosto la capacità di fruire dei contenuti digitali in modo attivo, anche a scapito della minore concentrazione che, rispetto alla carta, riusciamo a mantenere davanti a uno schermo. Occorre infatti imparare ad apprezzare le differenze tra carta e digitale così da godere dei rispettivi vantaggi. Non a caso oggi i problemi nascono quando mancano queste specifiche abilità: «Lo vediamo negli adulti, che spesso hanno disimparato la lettura tradizionale», spiega Peressotti. Non attrezzati a resistere alle distrazioni del digitale, smettono di leggere libri tradizionali. «Inoltre questi soggetti non hanno ricevuto una corretta educazione al digitale, pertanto faticano anche a muoversi tra ipertesti e multimedialità».
L’articolo completo su Airone, ottobre 2022