Umoristi? Intelligenti e un po’ matti

comicità black humor cervello intelligenza follia«Mamma perché stai spingendo l’auto nel dirupo?», «Zitto, o svegli tuo padre!». Vi piace? Potreste essere intelligenti oppure ansiosi. Il black humor (nella foto, Michela Giraud), ovvero l’umorismo a tema macabro e cinico, dice molto della nostra intelligenza e del nostro modo di essere. Lo spiegavano uno studio pubblicato alcuni anni fa da Cognitive Processing ma anche le teorie di Sigmund Freud esposte nel 1905 in Il motto di spirito e il suo rapporto con l’inconscio: qui il padre della psicoanalisi illustrava perché ridere di battute di questo riveli un complesso lavoro mentale. «Inoltre ci permette di esprimere i contenuti inibiti e relegati nell’inconscio, solitamente repressi, in modo accettabile e tollerato», scrivono Alberto Dionigi e Paola Gremigni in Psicologia dell’umorismo (Carocci). L’umorismo nero è una valvola di sfogo per pensieri “proibiti” un po’ come per i bambini sono le battute che contengono parolacce, per loro tabù.

La comicità è la dote dei folli

Oggi sappiamo che chi predilige questo tipo di umorismo potrebbe però anche nascondere un lato ansioso o depresso, come evidenziato dalle ricerche condotte dallo stesso Dionigi. Il sottile cinismo che spesso caratterizza i discorsi tra soccorritori – che non di rado ironizzano su situazioni macabre e tragiche di cui sono testimoni – servirebbe proprio per tenere alla larga l’inevitabile stress. Del resto il legame tra umorismo e psiche non si esaurisce qui, anzi: secondo uno studio pubblicato nel 2014 dal British Journal of Psychiatry la capacità di far ridere avrebbe qualcosa in comune con la propensione ai comportamenti antisociali tipici degli psicotici. Sottoponendo a questionari 523 attori comici e 800 persone comuni, gli studiosi dimostrarono come i primi registrassero punteggi più alti in fatto di introversione e comportamenti impulsivi: «Gli elementi creativi necessari a produrre umorismo», scrivevano gli autori, «sono molto simili a quelli che caratterizzano lo stile cognitivo delle persone con psicosi». Ridere e far ridere, insomma, richiede un po’ di (sana) follia.

Pubblicità