C’è il caso del bambino aggredito in un parco per aver risposto a una provocazione, c’è quello del ragazzino “fragile” sottoposto ad angherie e pesanti scherzi fisici oppure costantemente terrorizzato perché minacciato di essere picchiato fuori scuola. Il bullismo è una tipologia di sopruso che si consuma nel gruppo dei pari e di cui sentiamo sempre più spesso parlare, in questi anni.
Le caratteristiche psicologiche
Studiosi hanno tentato di costruire un identikit del bullo nel tentativo di risalire alle ragioni che lo spingono a comportarsi così: una ricerca italiana condotta nel 1999 su ragazzi di 14 e 15 anni aveva rilevato che i bulli mostrano livelli di autostima più alti della media, spesso insieme a tratti di narcisismo e manie di grandezza. Dietro l’apparente elevata autostima si nasconde però un forte disagio: secondo un’ulteriore ricerca l’autostima dei bulli è elevata solo nel contesto delle relazioni interpersonali e della percezione di attrazione fisica, mentre è molto bassa in ambito scolastico e familiare. La violenza verso i deboli servirebbe loro per darsi conferma di avere un potere che sentono di non avere in tutti gli ambiti della loro vita.
I bulli, popolari e apprezzati
«Il bullo provoca un danno alla vittima per acquisire una posizione dominante nel gruppo», mi ha spiegato Riccardo Lancellotti, psicologo giuridico alla Sapienza di Roma. «Per questo ha bisogno di un pubblico fatto di sostenitori o di testimoni delle sue azioni». Non a caso diversi studi hanno dimostrato che i bulli sono bambini e ragazzi particolarmente popolari e apprezzati nel gruppo dei pari. Anche il contesto familiare può avere un certo peso: «I bulli possono avere alle spalle una famiglia autoritaria, con abuso di punizioni fisiche, oppure permissiva», prosegue Lancellotti.
Le vittime prescelte
Al contrario, le vittime sono bambini e ragazzi con bassa autostima: «Possono avere alle spalle famiglie iperprotettive che non li hanno resi capaci di gestire i conflitti», aggiunge lo psicologo. «Sono ragazzi che in classe, durante la ricreazione, tendono a parlare con l’insegnante invece che giocare con i compagni. Non sono integrati nel gruppo e i compagni non li coinvolgono nelle attività di squadra e nei giochi di gruppo». Finiscono quindi con l’isolarsi restando senza amici. Studi hanno infatti dimostrato che avere una buona rete amicale di supporto consente di prevenire questi fenomeni. Peraltro le vittime hanno spesso caratteristiche fisiche che le fanno percepire dai bulli come “deboli”: ad esempio una forma, anche lieve, di disabilità, la pelle di un altro colore o, se maschio, qualche tratto di effeminatezza.
In Italia il bullismo è meno diffuso
C’è però una buona notizia: in Italia il bullismo non è un fenomeno in crescita, anzi. Una delle indagini più attendibili è rappresentata dallo studio internazionale Health Behaviour in School-aged Children (Hbsc) svolto ogni quattro anni in collaborazione con l’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità: dai risultati emerge che l’Italia è tra i Paesi a minore prevalenza di bullismo e il trend è in riduzione. Secondo i dati Hbsc 2018 e l’Indagine conoscitiva su bullismo e cyberbullismo condotta dall’Istat nel 2019, gli atti che avvengono a scuola decrescono con l’età. In particolare si riduce la percentuale di soggetti che ha subito prepotenze una o più volte al mese: dal 22,5 per cento fra gli 11 e i 13 anni al 17,9 per cento fra i 14 e i 17 anni.
Esistono anche le “bulle”. Statisticamente sono i maschi a mettere in atto più frequentemente comportamenti aggressivi, tuttavia si assiste oggi a un aumento di “bulle”. «Nelle ragazze il bullismo basato sull’aggressione fisica è da sempre meno diffuso rispetto a quello indiretto, che invece fa uso della diffamazione e dell’esclusione dal gruppo», dice Riccardo Lancellotti. Così ad esempio una ragazza benestante con vestiti firmati potrebbe bullizzare una che viene da una famiglia modesta diffamandola nel gruppo amicale per il suo abbigliamento semplice. «Negli ultimi anni, però, si sono diffusi atti di bullismo perpetrati da femmine con le modalità violente tipiche del bullismo maschile», aggiunge lo psicologo. «Ciò dipende anche dal nuovo ruolo assunto dalle donne nella società».
L’articolo completo su Airone, giugno 2022