Come ci orientiamo?

senso dell'orientamentoCorre una 10 chilometri, sbaglia strada e vince una mezza maratona: è un giovane runner inglese il protagonista di questa insolita vicenda accaduta a settembre a Bristol (Regno Unito). Ahmed Omer si era iscritto alla Great Bristol Run, ma durante la corsa deve avere imboccato un percorso errato, senza rendersene conto, fino a trovarsi sul percorso della mezza maratona che si stava correndo in contemporanea. La cosa assurda è che Ahmed ha tagliato per primo il traguardo di quest’ultima, dando ben quattro secondi di distacco al secondo classificato. Una storia divertente ma del tutto inusuale: nella vita di tutti i giorni perdersi per strada è solo una scocciatura.

L’ippocampo nei topi

Il primo passo per rispondere a questa domanda risale al 1971 quando John O’Keefe e Jonathan Dostrovsky, ricercatori dello University College di Londra, scoprirono nel cervello di un topo un tipo di cellule nervose completamente diverse da qualunque altra: definite place cells (cellule di posizione), sono sensibili alla posizione in cui l’animale si trovava all’interno del suo ambiente. Queste cellule hanno sede nell’ippocampo, tanto che gli studiosi ipotizzarono che questa area del cervello è la vera centralina del senso dell’orientamento.

Circuiti cerebrali per non perderci

Successivamente sono state scoperte altre cellule nervose connesse alla navigazione nello spazio: le head-direction cells (cellule dell’orientamento della testa), che informano l’animale in quale direzione è rivolto, le grid cells (cellule a griglia), che gli comunicano la sua posizione nello spazio, e le boundary cells (cellule confine), che si attivano in relazione alla distanza da un limite fisico come una parete.

Un’abilità complessa

Negli anni gli studi hanno chiarito che il senso dell’orientamento, negli esseri umani, è un’abilità complessa che non dipende dal semplice buon funzionamento di alcune aree cerebrali. Tutt’altro: richiede la cooperazione di varie abilità «A differenza degli animali l’uomo impiega molte competenze, quali la pianificazione, il problem solving, la memoria e la visualizzazione, e quindi diverse aree cerebrali», mi ha spiegato spiega Cecilia Guariglia, neuropsicologa alla Sapienza di Roma, «che nei soggetti più bravi a orientarsi sono più sviluppate ma soprattutto più interconnesse tra loro». Anche questo spiega il luogo comune, in parte avvalorato dagli studi, che vuole gli uomini più capaci delle donne a orientarsi nello spazio.

Gli uomini si orientano meglio delle donne?

«In modo particolare», scrivono Raffaella Nori dell’Università di Bologna e Laura Piccardi dell’Università dell’Aquila in un articolo uscito nel 2021 sul Giornale italiano di psicologia, «gli uomini hanno prestazioni migliori delle donne quando viene chiesto loro di orientarsi utilizzando delle mappe o all’interno di ambienti virtuali, mentre nell’ambiente reale queste differenze scompaiono».

Questioni evolutive

Secondo alcuni studiosi alla base ci sarebbero ragioni evoluzionistiche legate alla suddivisione dei compiti nel Pleistocene tra uomini cacciatori e donne raccoglitrici che richiedevano ai primi maggiori capacità di orientamento spaziale. «Le differenze ci sono, quindi, ma hanno a che fare soprattutto con le diverse strategie che impiegano per orientarsi», aggiunge Guariglia. Non solo: alcuni studiosi ritengono che le donne abbiano più paura di perdersi nell’ambiente, fenomeno definito “ansia navigazionale”, e che questa potrebbe influenzare negativamente le loro abilità.

puntoesclamativoGoogle Maps fa male? Una volta se non sapevamo una strada avevamo solo le cartine stradali, non sempre a portata di mano, oppure chiedevamo indicazioni ai passanti. Ora abbiamo sempre in tasca uno smartphone dotato di mappe geolocalizzate. Ciò non aiuta ad allenare il nostro senso dell’orientamento, che infatti si è mediamente ridotto in tutti: «Va però detto che le mappe sul cellulare sono un ottimo strumento per chi ha veri e propri deficit», dice Cecilia Guariglia. Non è però questa la sola causa che ci rende oggi meno bravi a trovare la strada da soli: «Esploriamo di meno gli ambienti dal momento che frequentiamo soprattutto luoghi noti».

L’articolo completo su Airone, novembre 2021. Altre domande e risposte su I 500 perché. Domande e risposte per tutta la famiglia (Cairo). In libreria.