4 curiosità sugli occhi

occhi anisocoria bowie1. Gli occhi di David Bowie

Guardate questa foto del celebre cantautore inglese: apparentemente aveva un occhio diverso dall’altro. Secondo molti erano di due colori differenti, ma in realtà osservando meglio ci si accorge che la particolarità sta nelle pupille: una era dilatata e l’altra no. La dilatazione delle pupille e il loro restringimento (rispettivamente detti midriasi e miosi) sono fenomeni fisiologici legati alla maggiore o minore luminosità ambientale. In alcuni casi però può capitare che non avvengano allo stesso modo in entrambi gli occhi o che, come nel caso di Bowie, una delle due pupille resti sempre dilatata. Si parla in termini medici di anisocoria, condizione che può essere spia di diversi danni neurologici e oculari. Nel caso dell’artista l’origine era diversa: da ragazzino ebbe una lite con un amico a causa di una ragazza contesa e si beccò un pugno in faccia. Quel trauma danneggiò le strutture nervose responsabili della midriasi lasciandogli questo occhio “unico” nella storia del rock.

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2. Siamo sempre più miopi

La miopia, che impedisce una visione nitida da lontano ma non da vicino, nei primi anni Settanta riguardava negli Usa circa il 25 per cento della popolazione mentre all’inizio degli anni 2000 era miope il 42 per cento. In alcuni Paesi asiatici, poi, è miope ben l’80 per cento della popolazione. «Uno studio del 2016 pubblicato su Ophthalomology prevedeva che nel 2050 una persona su due al mondo sarà miope e che circa il 10 per cento di questi ne sarà affetto da una forma patologica», mi ha spiegato Alessandro Monfardini, oftalmologo presso la Fondazione Poliambulanza di Brescia. La genetica ha un certo peso sulla miopia: una metanalisi pubblicata su Nature Genetics ha individuato ben 24 geni correlati alla miopia, analizzando i dati di oltre 37mila persone in Europa e 8mila in Asia. Ma ci sono altre cause: già nel 1969 uno studio su 131 Inuit dell’Alaska che vivevano di caccia e vita all’aperto aveva individuato solo due soggetti miopi mentre nei loro figli e nipoti, cresciuti con uno stile di vita più urbanizzato e in ambienti chiusi, il dato era molto maggiore. «Si suppone infatti», prosegue l’oculista, «che l’esposizione alla luce solare abbia un ruolo protettivo nello sviluppo della miopia, soprattutto tra bambini e adolescenti».

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3. Come vedono i daltonici

In rete si trovano diversi video che mostrano persone daltoniche ritrovare il senso dei colori indossando speciali occhiali. In realtà queste lenti modificano solo in parte la percezione cromatica: non esiste infatti una cura contro questa condizione. Definita in inglese color blindness (cecità ai colori), in italiano è invece nota in riferimento a John Dalton: fu il chimico inglese a descrivere per primo questo fenomeno nel suo saggio del 1794 Extraordinary Facts Relating to the Vision of Colours (“Fatti straordinari legati alla visione dei colori”). Lo fece partendo dalla sua personale esperienza di daltonico, ipotizzando che a causare il problema fosse la presenza di una colorazione errata nell’umor vitreo dell’occhio, cioè la sostanza gelatinosa e trasparente che riempie i bulbi. Oggi sappiamo invece che si tratta di un’anomalia genetica, tanto che sono da tempo allo studio alcune terapie geniche. Esistono quattro forme di “cecità ai colori”: la protanopia, che rende insensibili al colore rosso, la deuteranopia (insensibilità al verde), la tritanopia (insensibilità al blu, al viola e al giallo) e l’acromatopsia, ovvero una visione in bianco e nero causata dall’insensibilità a rosso, verde e blu. Le ultime due forme sono molto rare, mentre la più diffusa è l’insensibilità al verde. Si stima che in Italia vivano circa 2,3 milioni di daltonici, soprattutto maschi: gli uomini affetti sono circa il 7,5 per cento della popolazione contro lo 0,5 per cento delle donne.

4. Quei filamenti che volano nel cielo

Guardando il cielo limpido vedete strani segni neri, simili a filamenti, che oscillano e ondeggiano come meduse nel mare proprio davanti a voi? È normale e non siete soli: si chiamano miodesopsie. All’interno dell’umor vitreo, la sostanza che riempie il nostro occhio, si possono formare piccole impurità di varia origine che proiettano sulla retina la loro ombra dando origine a queste particolari percezioni. Possono essere fastidiose, ma normalmente non sono segno di alcuna patologia: solo in casi rari possono essere sintomo di un inizio di distacco di retina. Al momento non esiste una terapia per eliminare le miodesopsie, anche se sembra che bere molto e assumere alcuni integratori possa dare una mano. Più semplicemente si consiglia al paziente di indossare occhiali da sole così da minimizzare il fastidio.

L’articolo completo su Airone, giugno 2021