In parte sì: la personalità è una maschera (la parola deriva dal greco prósōpon, che indica proprio la maschera dell’attore) che ci rappresenta, ma che può cambiare nel corso degli anni. Pensiamo al bambino timidissimo che diventa un adolescente scatenato e ribelle, al giovane che dopo un’esperienza di lavoro all’estero torna trasformato agli occhi di chi lo conosceva come solitario e riservato o ancora alla donna che dopo la morte del marito scopre la bellezza delle piccole cose della vita fino a diventare paradossalmente più estroversa e vitale di prima. In fondo di persone come queste ne abbiamo conosciute tutti…
Come smettere di fumare
In Cambio vita in 6 comode lezioni (Ponte alle Grazie) lo psicologo dell’Università dell’Hertfordshire (Regno Unito) Richard Wiseman spiega che il motore del cambiamento sono i comportamenti. Secondo Wiseman, infatti, la chiave della trasformazione è nella teoria del “come se”. Per modificare il nostro modo di essere dobbiamo agire come se fossimo già cambiati. «L’idea di una personalità immutabile è pericolosa», mi ha detto in un’intervista: «ci rende difficile ogni cambiamento. Un fumatore che si definisce tale senza pensare che non lo è sempre stato difficilmente abbandonerà il vizio».
La personalità è anche determinata
Certo esistono elementi stabili, nella nostra personalità: «Se un individuo molto timido si sottopone a un test sull’introversione a vent’anni probabilmente avrà lo stesso risultato a quaranta», aggiunge Wiseman. Il nostro modo di essere ha infatti una base biologica già a partire dai primi mesi di vita: «Questi strati profondi sono poco modificabili», aggiunge Stefano Polenta, docente di pedagogia generale all’Università di Macerata. «Alcuni studi sull’interazione con la madre mostrano ad esempio che già a pochi mesi si può capire quale sarà la personalità di un bambino alcuni anni dopo». La maggior parte degli studi dà importanza al ruolo di due neurotrasmettitori cerebrali, la serotonina e la dopamina. Sembra, ad esempio, che il carattere ansioso sia associato alla carenza di una particolare proteina che regola la concentrazione di serotonina.
L’importanza delle esperienze
Certo la personalità è influenzata anche dall’ambiente e dalle esperienze. Tra fratelli ad esempio è spesso evidente il fenomeno della deidentificazione, che spinge quelli dello stesso sesso a seguire strade opposte: se uno è coscienzioso e studioso spesso un altro è ribelle e svogliato. La ragione? Il desiderio inconscio di distinguersi per non competere sullo stesso piano. Oggi sappiamo che c’è una ragione evolutiva: per la sopravvivenza della specie conviene che i suoi membri abbiano personalità variegate. In questo modo, per ogni evenienza, ci sarà sempre qualcuno con il carattere giusto per affrontarla. «Secondo alcune teorie», dice Gabriella Gilli, docente di Psicologia dell’adulto all’Università Cattolica di Milano, «se una persona è introversa non diventerà mai estroversa: potrà solo variare il livello di introversione». Sempre di più però oggi gli psicologi enfatizzano il ruolo dell’ambiente: «Gli eventi della vita», prosegue Gilli, «possono portare allo scoperto aspetti della personalità fino a quel momento mai espressi».
Gli eventi che ci cambiano
Uno studio di diversi anni fa pubblicato dal Journal of Personality and Social Psychology aveva mostrato ad esempio che in generale la disponibilità verso gli altri tende ad aumentare costantemente nell’età adulta, in particolare tra i 30 e i 40 anni, ossia nel periodo in cui mediamente ci troviamo a occuparci dei figli. «Sono infatti gli eventi che ci aiutano a cambiare», spiega Gilli. «Un nuovo lavoro, la rottura e ricostruzione dei nuclei familiari, la morte di una persona cara ci spingono a metterci in discussione e a immaginarci in una nuova vita».
Nuovi comportamenti, nuovo “io”
Fatti di questa portata sono però solo un detonatore: perché il cambiamento avvenga servono nuove abitudini, che questi eventi ci spingono ad adottare. Basta osservare le vite di molti personaggi celebri. Paludati giornalisti diventati brillanti presentatori televisivi oppure attori disimpegnati diventati seriosi politici: in tutti loro il cambiamento di personalità è la conseguenza di un modo diverso di comportarsi, e non vice versa. «Se infatti la morte di un caro, il matrimonio o un trauma non dovessero cambiare i nostri comportamenti, probabilmente nemmeno il nostro carattere ne risentirà», precisa Wiseman.
La vita è una terapia! Anche un percorso di psicoterapia è un valido aiuto al cambiamento. «Ovviamente chiunque può trasformarsi anche senza», precisa Stefano Polenta. «Ci sono fasi della vita, infatti, che sono una psicoterapia esse stesse, come l’adolescenza. E in un certo senso lo è un po’ tutta la vita con i continui cambiamenti che ci richiede». L’importante è saperli cogliere. Non a caso in Uno, nessuno e centomila Luigi Pirandello scriveva: «Concludere conviene ai morti. Io sono vivo e non concludo». Come dire: vivere implica una trasformazione che non finisce mai.
Altre domande e risposte su I 500 perché. Domande e risposte per tutta la famiglia (Cairo). In libreria.