Le 8 regole per chiedere scusa

i-beg-your-pardon-927751_1280«Cinquant’anni fa ho asportato da un edificio questo frammento. Me ne vergogno e lo restituisco al proprietario. Scusate». Sono le parole scritte a mano da un anonimo cittadino che a febbraio scorso, via posta, ha restituito alla Sovrintendenza archeologica di Pompei il frammento di un manufatto in terracotta raffigurante il volto di una donna. Il gesto singolare di questa persona, di cui si apprezza un imbarazzo ingenuo, ci ricorda quanto oggi sia sempre più raro riuscire a chiedere scusa con reale rammarico, e non per semplice convenzione sociale.

La paura di sbagliare

Le ragioni sono tante ma è certo che la cultura in cui viviamo non aiuta, votata com’è al perfezionismo e in cui l’errore è percepito come un peccato incancellabile. Così capita che anche quando chiediamo scusa non riusciamo a farlo efficacemente: «Molte persone, con le migliori intenzioni di questo mondo, vorrebbero chiedere scusa ma proprio non sanno come fare», scrive la psicologa americana Harriet Lerner in Scusa. Il magico potere di ammettere i propri sbagli (Urra). Capita ad esempio quando la nostra scusa contiene la congiunzione “ma”: «Quando a un’offerta di scuse viene accodato un “ma”, se ne mina la sincerità», prosegue l’autrice. L’avversativo è indice di una giustificazione: “Scusa per come ti ho risposto, ma è un periodo di stress” in molti casi può equivalere a “non mi devo scusare perché non è colpa mia se ti ho risposto male”.

Basta un po’ di gentilezza…

Quando le scuse sono di troppo

Anche quando sono eccessive le scuse diventano fuori luogo: «In coppia ad esempio c’è chi si scusa anche senza aver fatto nulla di grave soltanto perché ha il terrore di perdere l’altro e vuole mettere le mani avanti», mi ha detto Davide Algeri, psicoterapeuta a Milano. «Così però dà di sé un’immagine di debolezza che può paradossalmente portare a essere lasciati». Uno studio pubblicato nel 2017 da Frontiers of Psychology, e condotto da studiosi del Dartmouth College e dell’Università del Texas (Usa), dimostrò inoltre come scusarci quando rifiutiamo qualcuno – come un datore di lavoro che non assume un candidato oppure una persona che dice di no a un pretendente – sia dannoso anche per l’altro: «Lo induce a credere di dover perdonare chi lo ha rifiutato», spiega Gili Freedman, coautrice dello studio. Proviamo allora con alcune semplici regole…

Che cos’è il risentimento

Otto step per dire “scusami”

1. Grazie, non scusa. Proviamo a iniziare il nostro discorso con “grazie” invece che con “scusa”. A volte dire “ti ringrazio per la pazienza che hai avuto” è meglio di “scusa per esser arrivato in ritardo”. Il motivo è semplice: «Ringraziando l’atro si accresce la sua autostima», spiega Xiaoyan Deng, docente di marketing alla Ohio State University (Usa) e coautrice di uno studio del 2019 sul tema.

2. Manteniamo il contatto con gli occhi. Mentre chiediamo scusa, guardiamo l’altro negli occhi: è utile a mostrarci sicuri e diretti, e a dare l’impressione che vogliamo essere sinceri.

3. No alle esagerazioni. Chiediamo scusa in modo serio, empatico ma senza cadere nel melodrammatico: esagerare, ad esempio piangendo a dirotto, è controproducente. Inoltre agendo in questo modo spostiamo l’attenzione su di noi e sul nostro dispiacere, mentre occorre concentrarci sui sentimenti della persona ferita.

4. Riconosciamo le nostre responsabilità. Dobbiamo essere onesti e coscienti del fatto che ci rendiamo conto di aver fatto un torto, senza cercare giustificazioni.

5. Impegniamoci a non commettere di nuovo l’errore. Dobbiamo mostrare infatti di aver imparato qualcosa dal nostro sbaglio.

6. Mostriamo di voler fare il possibile per rimediare i danni. Chiediamo se c’è qualcosa che possiamo fare per l’altro, pur coscienti che non sarà un’azione riparatoria: il nostro errore resta, e ce ne dispiacciamo.

7. Facciamo emergere quanto l’altra persona è importante per la nostra vita, senza ipocrisie o falsità. Mostriamo di essere dispiaciuti perché lui o lei è una presenza fondamentale.

8. Potrebbe dire di no. Siamo consapevoli che chiedere perdono non significa ricevere necessariamente un’assoluzione: l’altro potrebbe non accettare le nostre scuse oppure avere bisogno di tempo per decidere. Lasciamo che sia l’altro a guidare la conversazione e non facciamo pressione. Se l’altro accetta le scuse, invece, ringraziamolo di cuore.

L’articolo completo su Airone, aprile 2021