Quando impariamo a piangere?

Fornero pianto piangereChe tutti i neonati piangono è un dato di fatto. Meno noto è che gli esseri umani iniziano a farlo già nella pancia della mamma. «Alcuni studi spiegano che persino durante la gestazione il feto mostra configurazioni facciali che somigliano a un pianto, spesso indice di disagio», mi ha spiegato Marco Dondi, docente di psicologia dello sviluppo e delle emozioni all’Università di Ferrara, nel corso di un’intervista. Nell’uomo le lacrime possono anche indicare gioia: secondo una ricerca pubblicata nel 2014 su Psychological Science da Oriana Aragon della Clemson University (Usa) quelle di felicità servono ristabilire un corretto equilibrio emotivo.

A cosa serve il pianto…

Ma non solo. Dai risultati di uno studio del 2009 condotto da Oren Hasson, biologo alla Tel Aviv University (Israele), emerse come il pianto migliori la coesione sociale in quanto segnale di sottomissione. Piangendo, infatti, cerchiamo di smorzare l’aggressività altrui mostrando la nostra debolezza. In fondo quando durante la presentazione della riforma pensionistica, nel 2011, l’allora ministro Elsa Fornero (foto) si lasciò andare alle lacrime molti psicologi parlarono proprio di un tentativo di uscire da un’impasse politica cercando (consapevolmente o meno) compassione e comprensione.

Piangere fa stare meglio?

Le donne piangono di più?

Certo molti commentatori non risparmiarono alla protagonista pesanti critiche, talvolta intrise di un certo maschilismo. Ma è proprio vero che le donne piangono più degli uomini? «Il testosterone tende a inibire le lacrime», ha spiegato Ad Vingerhoets, psicologo presso l’Università di Tilburg (Paesi Bassi), «mentre la prolattina, più presente nelle donne, le favorisce». Questo spiega perché in media le donne piangono circa cinque volte al mese contro una sola volta per gli uomini. Secondo alcuni studi alla base della differenza potrebbe esserci la necessità femminile di esercitare, attraverso le lacrime, potere sull’uomo: le lacrime delle donne contengono infatti sostanze capaci di ridurre l’eccitazione sessuale maschile e la produzione di testosterone, pertanto da un punto di vista evolutivo le donne ricorrerebbero al pianto anche per respingere le aggressioni sessuali.