«Lo Stato siamo noi: 60 milioni di cittadini che lottano insieme, con forza e coraggio, per sconfiggere questo nemico invisibile». Lo aveva scritto a marzo il Presidente del consiglio Giuseppe Conte sui suoi canali social in occasione del 159esimo dell’Unità d’Italia. Da allora le cose si sono fatte sempre più dure, ed è quindi mai come in questo periodo di emergenza sanitaria da Covid-19 che abbiamo bisogno di quel coraggio. Ma davvero stiamo riuscendo a fare i conti con la paura della pandemia senza lasciarci prendere dal panico?
Covid-19 e le paure del nostro tempo
L’emergenza ci renderà più forti?
Non è detto che alle buone intenzioni seguano i fatti: la capacità di essere coraggiosi, infatti, dipende anche dal tipo di vita che conducevamo in tempi normali: «Oggi i pericoli, come il Coronavirus, appaiono enormi anche perché da decenni conduciamo vite tutto sommato sicure», mi ha detto Paolo Legrenzi, psicoterapeuta e autore del recente Paura, panico, contagio. Vademecum per affrontare i pericoli (Giunti). Da tempo non viviamo più l’angoscia di essere in pericolo la vita, come accadeva ad esempio durante le guerre. Così oggi ci troviamo a dover riscoprire questa forza d’animo dimenticata per poter far fonte a un nemico che, proprio perché non visibile, crea angoscia per il presente e per il futuro.
Ma il Covid non è una guerra…
«Chi ha vissuto l’esperienza della guerra, confrontato quotidianamente con il terrore della morte propria e dei propri cari, stimava in modo diverso la pericolosità delle situazioni», prosegue lo psicologo: «quelle erano persone più coraggiose di quanto siamo noi oggi, ma soltanto perché erano abituate alle grandi paure, quelle che minacciano la vita». Il coraggio nasce quindi dall’aver vissuto esperienze di reale pericolo e dall’averle superate: «È coraggioso chi, con le proprie forze, ce l’ha fatta in passato e sa quindi che ce la potrà fare nuovamente in situazioni analoghe in futuro», aggiunge Legrenzi. Il coraggio, dunque, ha a che fare con il riconoscimento del proprio valore.
Viverla tutta, in prima persona
Oggi però la paura non è un’esperienza diretta: ci viene soprattutto raccontata dai media. Il Covid-19 è un esempio: la paura che proviamo nasce da quel che raccontano i mezzi di informazione. Soltanto chi è personalmente colpito dalla malattia o da un lutto vive realmente angoscia e paura. «Forse solo queste ultime persone, terminata l’emergenza, avranno realmente capitalizzato queste emozioni così da trasformarle in grande una forza d’animo».
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L’eccesso di autostima non aiuta
Il coraggioso è dunque chi vive appieno le emozioni negative ma anche chi accetta la propria vulnerabilità. Chi è convinto di essere invulnerabile è infatti il primo a crollare davanti alle paure per un eccesso di autostima: in fondo è quanto sostenevano gli antichi greci con il celebre monito γνῶθι σαυτόν (“Conosci te stesso”): un’esortazione a essere consapevoli delle proprie potenzialità, ma al tempo stesso dei propri umani limiti.
L’articolo completo su Airone, maggio 2020