Covid-19 e le paure del nostro tempo

paura covid coronavirusUn recente sondaggio condotto da Nielsen mostra come gli italiani non siano, almeno all’apparenza, così spaventati dal Coronavirus. Dai dati sembra infatti che la popolazione sia consapevole di quel che sta accadendo e cerchi di controllare le proprie emozioni. Emerge infatti come i cittadini più preoccupati sono quelli che risiedono al sud, dove i “paurosi” toccano soltanto un 23 per cento. «Attenti sì, spaventati no», ha detto all’Agi a questo proposito Stefano Cini di Nielsen Global Connect Italia. «L’attenzione degli italiani nei confronti della diffusione del Coronavirus sta portando a più informazione e più prevenzione».

Fake news, la prova che abbiamo paura

Nonostante questi dati rassicuranti, il problema delle fake news in tema di Covid sembra volerci dire altro: la loro elevata diffusione, secondo molti psicologi, rappresenterebbe infatti una risposta sbagliata a una paura che, nonostante tutto, permane sotto soglia. Quando temiamo qualcosa, infatti, siamo più fragili e quindi disposti a credere a tutto – anche a notizie sensazionalistiche ma infondate. Lo ha spiegato su Repubblica Roberto Nicoletti, professore di psicologia cognitiva all’Università degli Studi di Bologna.

L’angoscia non va demonizzata

Superare questi timori, che al di là dei dati resistono ancora, richiede sicuramente consapevolezza, ma non solo: occorre infatti riconoscere da dove viene la paura che viviamo. In fondo questa emozione è connaturata in noi ed è anzi indispensabile: ci difende dai pericoli. «Lo stimolo della paura ci permette reazioni alla velocità di millesimi di secondi, una cosa che nessun’altra nostra dotazione sensoriale ed emotiva può attivare», ha spiegato lo psicoterapeuta Giorgio Nardone su Psicologia Contemporanea. «A questo scopo va accettata, piuttosto che rifiutata, e soprattutto va allenata per essere trasformata da limite che ci blocca a risorsa che si sospinge».

Le 4 paure della modernità

Lo stesso, a maggior ragione, vale anche per quella che proviamo di fronte a questo nemico invisibile contro cui lottiamo. E lo stesso, per tutte le grandi paure che da sempre attanagliano chi vive in società complesse come la nostra. Secondo gli psicologi sono quattro le grandi angosce della modernità che, viste con gli occhi del nostro presente, assumono un significato particolare.

1. Perdere il controllo. Tutti vorremmo essere liberi e spontanei, ma alla fine ci controlliamo sempre per paura di fare danni: «Controlliamo la nostra vita, le nostre emozioni, gli altri, quello che mangiamo, come dovremmo apparire», dice Francesca Fiore, psicoterapeuta e professore a contratto presso la Sigmund Freud University di Milano. «Così finiamo col credere che il controllo sia l’unica strategia per raggiungere alti standard perfezionistici. Ma quando diventa eccessivo sfocia in patologia». Di fronte all’epidemia questa paura acquisisce un nuovo significato: tutti in fondo temiamo di non riuscire a controllare le nostre emozioni davanti a uno stato di incertezza come questo.

2. Essere soli. Dati Eurostat riferiti al 2015 spiegano che il 13,2 per cento degli italiani over 16 non ha una persona alla quale chiedere aiuto: è la percentuale più alta a livello europeo, con un valore medio che si attesta al 6 per cento. Non solo: l’11,9 per cento degli italiani non ha qualcuno con cui parlare dei propri problemi personali. Peccato che siamo fatti per stare con gli altri: «Spesso», mi ha detto Carlo Bordoni, autore di Stato di paura (Castelvecchi), «si sottovaluta il fatto che le società civili siano dei veri e propri “riduttori” della paura». Così è evidente che la paura della solitudine sia forte oggi: da un lato c’è quella imposta dalla quarantena, dall’altro è proprio quando siamo soli che ci sentiamo più vulnerabili.

3. Malattie e sofferenza. Già in periodi normali un quarto degli italiani di fronte a piccoli disturbi di salute si rivolge alla rete per cercare soluzioni: a spiegarlo è il Censis. Oggi la rete dà man forte alle ipocondrie che attanagliano migliaia di persone: stando alle rilevazioni di Google, in tempi normali una ricerca su venti riguardava la salute. Peccato che questo può trasformarsi in un’ossessione, e figuriamoci oggi…

4. Perdere o restare senza soldi. Una società capitalista fonda molte delle proprie certezze sul possesso di beni materiali, così l’impossibilità di avere e accumulare denaro e di soddisfare i propri bisogni è tra le paure più diffuse. «In una società stabile c’è sempre la prospettiva di un miglioramento», dice Bordoni, «mentre questo non vale di fronte a un futuro incerto». Quando poi la tv e i giornali ci ricordano che questa emergenza sta avendo e avrà ripercussioni fortissime sulle nostre tasche diventa chiaro che questa ansia tipica delle nostra società non può che crescere ulteriormente.