Negli anni diversi studi hanno mostrato l’esistenza di costanti che favoriscono l’innamoramento. Almeno tre sono fondamentali.
1. Il momento giusto
Prima di tutto c’è una variabile sociale: ci sono momenti nella vita in cui innamorarci sarebbe svantaggioso, ad esempio quando siamo impegnati a raggiungere traguardi importanti sul lavoro. Amare assorbe infatti molte energie mentali e ci distoglie dai nostri obiettivi. Al contrario quando la vita si è assestata e ci sentiamo tranquilli il nostro cervello è predisposto a lasciarsi andare all’amore.
2. Il potere degli occhi
Contano però ovviamente anche fattori individuali: anni fa, ad esempio, lo psicologo statunitense Arthur Arun studiò il potere degli occhi nelle dinamiche di innamoramento. In un contesto sperimentale invitò un uomo e una donna a raccontarsi la loro vita e, dopo mezz’ora di chiacchiere, a guardarsi negli occhi per quattro minuti senza dire nulla. Dopo l’esperimento, molti partecipanti confessarono di sentirsi attratti l’uno verso l’altro: l’empatia nata dalla situazione di intimità aveva abbattuto le barriere e favorito un possibile innamoramento.
3. Il linguaggio del corpo
Se l’altro involontariamente imita i nostri movimenti mentre parliamo siamo più predisposti a innamorarcene. Il corpo, prima che la ragione, è infatti veicolo del nostro sentimento: anche reazioni involontarie come la dilatazione delle pupille o il battito di ciglia più rapido sono segnali di passione che l’altro, senza rendersene conto, coglie. Conta ovviamente anche il modo di fare l’amore: ci sono più chance di innamorarci se lo facciamo con la stessa persona frequentemente, e senza vedere altri. La ragione è l’ossitocina, il celebre ormone dell’amore che trasforma i legami fisici in sentimentali.
Basta un minuto e mezzo!
Quel che è certo è che al nostro cervello serve davvero poco per capire se ci sono chance di innamorarci della persona che abbiamo davanti: secondo gli esperti ci bastano dai 90 secondi ai 4 minuti per decidere se qualcuno ci piace. Chiaro quindi che in così poco tempo le nostre capacità cognitive non possono entrare in azione: tutta questione di sensazioni, e non di ragionamenti. Secondo uno studio presentato nel 2010 da Stephanie Ortigue della Syracuse University (Usa) sono ben 12 le aree del cervello a lavorare “in tandem” per produrre quei composti chimici (tra i quali dopamina, ossitocina, adrenalina e vasopressina) alla base del sentimento di euforia che caratterizza chi è innamorato. «Certamente è dal cervello che parte tutto», spiega Ortigue, «tuttavia anche il resto del corpo è coinvolto: non a caso quando siamo innamorati sentiamo le palpitazioni e le “farfalle” nello stomaco».