Dalla forma e dal numero dei melanosomi, gli organi prodotti dai melanociti in grado di secernere melanina, oltre che dalla microcircolazione cutanea, dall’alimentazione e da alcuni stati patologici dell’epidermide e del derma superficiale. Non esistono particolari differenze interrazziali circa il numero di melanosomi, quel che varia è la loro struttura: la pelle nera è in grado di produrre melanosomi più grandi. Nei bianchi i melanosomi sono più piccoli, si trovano riuniti in gruppi all’interno dei cheratinociti e vengono degradati nello strato superficiale dell’epidermide.
Sole e invecchiamento della pelle
Uno studio pubblicato nel 2013 sul Journal of Investigative Dermatology da Thomas M. Ruenger del dipartimento di dermatologia della Boston University School of Medicine (Usa) ha mostrato che tutti i tipi di pelle sono soggetti all’invecchiamento, anche se in modi diversi. In particolare quello prodotto dall’esposizione solare, alla base del quale c’è una proteina, la progerina, la cui produzione è stimolata proprio dall’esposizione a raggi Uva. Secondo Ruenger, i risultati della ricerca dimostrano che alcuni aspetti dell’invecchiamento fotoindotto della pelle, causato dall’esposizione cronica agli ultravioletti, potrebbe quindi essere collegato a fattori genetici che accelerano il normale invecchiamento causato dall’ambiente.
La pelle bianca invecchia di più
Questo spiegherebbe quindi anche le differenze di tempi e modalità dell’invecchiamento fotoindotto nelle diverse etnie. Ad esempio i caucasici presentano segni di invecchiamento e formazione di rughe maggiori rispetto ai soggetti con pelle più scura: «Non stupisce quindi che all’interno della dermocosmesi il campo della fotoprotezione sia enorme», mi ha spiegato in un’intervista Enzo Berardesca, direttore del Dipartimento di dermatologia clinica dell’Istituto dermatologico San Gallicano di Roma. «Comprende prodotti importanti per la pelle bianca, ma apprezzati anche da mulatti, ispanici e asiatici la cui epidermide tende a pigmentare molto. Queste etnie possono presentare inoltre la cosiddetta iperpigmentazione postinfiammatoria, con la formazione di macchie che possono permanere anche per anni». Così negli Usa e in Asia sono disponibili da tempo diversi brand dedicati alla pelle scura, asiatica e mulatta. «Le protezioni solari sono molto diffuse nella popolazione asiatica, nella quale la pigmentazione cutanea è molto temuta», aggiunge Hossein Sedghi Zadeh, docente del master in Scienza e tecnologia cosmetiche presso l’Università degli Studi di Ferrara. «Pertanto in Asia i filtri solari si trovano in vari prodotti cosmetici, anche nelle normali creme idratanti».
I neri sono più protetti dal sole? Nei soggetti di pelle nera l’epidermide è quattro volte più protettiva nei confronti dei raggi ultravioletti e la dose eritematogena minima (ovvero la quantità minima di radiazioni in grado di determinare un eritema visibile) è 10-30 volte superiore. È per questa ragione che nei neri è raro osservare la comparsa di eritema dopo l’esposizione solare e generalmente l’unico fenomeno conseguente all’irradiazione di raggi ultravioletti è la desquamazione. Nei neri sono inoltre meno frequenti le patologie da esposizione solare cronica come cheratosi attiniche e invecchiamento cutaneo.
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