È vero che l’unione fa la forza?

unione fa la forzaNon necessariamente. Spesso infatti più persone sono presenti in una situazione di emergenza e minore è la possibilità che qualcuno intervenga. È quanto accade ad esempio quando vediamo una persona sdraiata sul marciapiede e ci domandiamo se ha bisogno di aiuto o se sta solo dormendo. Se, guardandoci attorno, vediamo che nessun altro dei presenti sembra preoccupato finiamo col pensare che non si tratta di un’emergenza. Ma ovviamente potrebbe non essere così: semplicemente tutti pensano la stessa cosa, e nessuno interviene. Verso la fine degli anni Sessanta gli psicologi americani John Darley e Bibb Latané studiarono questo fenomeno, che definirono “ignoranza pluralistica”, dimostrando come più persone sono presenti in una situazione di pericolo e tano meno ciascuna di esse si sente individualmente responsabile di un mancato aiuto: un po’ come se ciascuna dicesse tra sé “non è colpa mia, in fondo c’erano tanti altri e nessuno ha fatto nulla”. Insomma, la presenza di altre persone giustificherebbe un certo egoismo e la tendenza a non dare una mano a chi potrebbe avere bisogno.

Giovani, più egoisti…

Questo comportamento, inoltre, sembra essere più evidente nei giovani che secondo alcuni studi sarebbero fisiologicamente dotati di minore empatia e capacità di immedesimazione nella sofferenza altrui. Gli adolescenti in particolare mostrerebbero un ritardo, rispetto agli adulti, nello sviluppo della corteccia prefrontale, la parte del cervello associata all’empatia. Lo hanno chiarito tempo fa neuroscienziati dello University College of London sottoponendo a risonanza magnetica funzionale il cervello di diciannove ragazzi tra gli 11 e i 17 anni e di undici adulti tra i 21 e i 37 anni. Secondo gli studiosi comportamenti egoistici e finalizzati al proprio esclusivo piacere sarebbero funzionali alla crescita: consentono infatti ai più giovani di accumulare esperienze utili ad accrescere il loro bagaglio emotivo. Senza un po’ di egoismo, infatti, i ragazzi eviterebbero molte di queste esperienze giudicandole ingiuste verso gli altri.