A (ri)veder le stelle

astrologia.pngCreiamo parti del corpo in laboratorio, costruiamo grattacieli ipertecnologici, viaggiamo nello spazio. Ma uno sguardo alla pagina dell’oroscopo non ce lo facciamo mai mancare, magari ripetendoci “Non ci credo, ma lo leggo”. Il bisogno di irrazionale sopravvive all’avanzamento tecnologico, e anzi ne è un effetto collaterale. «Dipende proprio dalla nostra insoddisfazione verso il dominio della scienza e della tecnologia», ha spiegato Enrico Comba, antropologo delle religioni all’Università di Torino. In particolare l’astrologia, arte divinatoria le cui prime testimonianze risalgono a diversi millenni fa, resiste a ogni dimostrazione (se mai ce ne fosse bisogno) della sua totale mancanza di scientificità. Così se nel passato era normale che gli imperatori consultassero gli astri prima di intraprendere azioni di governo, ancora oggi personaggi illustri della contemporaneità fanno lo stesso: si dice ad esempio che l’ex presidente americano Ronald Reagan avesse un’astrologa di fiducia.

Stiamo tornando indietro?

Qualche anno fa il Codacons pubblicò dati che facevano pensare a un’involuzione: almeno 13 milioni di italiani si rivolgono ai 160mila operatori dell’occulto attivi nel nostro Paese, dove il mercato avrebbe superato il valore record di 8 miliardi di euro – erano i numeri emersi dall’indagine dell’associazione dei consumatori. E anche l’astrologia ha grande seguito: molte rilevazioni statistiche mostrano come siano sempre milioni gli italiani che affermano di non credere nell’astrologia, tuttavia chi dice di non leggere mai un oroscopo è tipicamente una minoranza. Il motivo è semplice: le previsioni astrologiche sembrano azzeccarci sempre e danno quindi soddisfazione. La ragione è che le affermazioni di cui si compongono sono abbastanza generiche da spingere la nostra mente a riconoscervisi. Se ad esempio leggiamo una frase come “Senti un grande bisogno di piacere agli altri”, probabilmente penseremo che l’oroscopo ha colto nel segno. Quel che non notiamo, in genere, è che si tratta di frasi generiche e applicabili a chiunque. Inoltre il nostro cervello ci spinge spesso a pensare che tutto ciò che vediamo o sentiamo abbia a che fare direttamente con noi. «Si tratta di una forma di pensiero magico e tipicamente infantile», mi ha detto in un’intervista Roberto Pani, psicologo e psicoterapeuta all’Università di Bologna. Se inoltre confidiamo nell’autorevolezza di chi dice quelle frasi, come capita con gli astrologi, questa tendenza a credere ciecamente sarà ancora più evidente.

Perché proprio le stelle?

Tra tutte le forme di credo magico, l’oroscopo è però certamente quella più dura a morire. Perché? «Le stelle e il cielo hanno guidato i naviganti e i migranti per millenni, salvando loro la vita. Da qui sono nati simboli e significati reconditi che condizionerebbero il nostro destino», mi ha spiegato tempo fa Telmo Pievani, docente di Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova. Ma non solo: il cielo è quanto di più affascinante e misterioso esista. «In un certo senso parla all’uomo in ogni epoca, ed è sempre a portata di sguardo», aggiunge Pani. L’astrologia del ventunesimo secolo è ormai poco più che un gioco sociale, eppure stupisce gli antropologi e i sociologi: «Dall’ora e dal giorno in cui nasciamo dovrebbe dipendere un evento futuro che in realtà è frutto delle nostre scelte e di infinite altre condizioni al contorno», prosegue Pievani. «Nella sua assurdità, questa credenza mostra tutto il nostro insaziabile desiderio di sicurezza: vogliamo cioè che il nostro futuro sia già scritto da qualche parte».