Come è difficile dire di no…

dire di noIl lavoro deve essere consegnato per domani, ma non c’è tempo. È il caso di farlo notare al nostro datore di lavoro? Meglio abbassare la testa e darci da fare, magari restando in azienda fino a tarda sera. Quante volte ci capita di accettare compromessi semplicemente perché abbiamo paura di dire che qualcosa non ci sta bene? È proprio il luogo di lavoro il contesto in cui maggiormente dire di no ci risulta complicato, eppure non è solo l’autorità a rendere difficile opporci.

Paura di restare soli?

In uno studio pubblicato nel 2014 dal Personality e Social Psychology Bulletin, Vanessa K. Bohns della University of Waterloo (Canada) aveva chiesto a un gruppo di studenti universitari di scarabocchiare un libro della biblioteca. Nonostante il comportamento sia riprovevole, ben la metà dei ragazzi aveva accettato. Per la ricercatrice l’incapacità di opporsi a un’azione sbagliata dipenderebbe dal fatto che un rifiuto a una richiesta che viene dall’alto ci fa temere l’espulsione dall’ambiente che frequentiamo. «Siamo animali sociali», commenta Francesca Baggio, psicoterapeuta e curatrice del volume Assertività e training assertivo (Franco Angeli), «e fin da piccoli abbiamo bisogno di accudimento e di appartenenza a un gruppo». Un nostro no all’autorità, ma anche ai nostri pari come amici o colleghi, ci fa sentire in pericolo.

Chi fa fatica a dire di no

Secondo gli psicologi sono tre i fattori che rendono difficile saper dire di no. Eccoli.
1. Personalità. «Generalmente gli introversi hanno più fatica rispetto agli estroversi a dire di no», dice la psicologa. Hanno infatti paura del confitto, e quindi preferiscono accondiscendere per evitare di litigare o di scontrarsi. «Inoltre gli introversi hanno minori abilità sociali e relazionali, quindi finiscono con l’adeguarsi».
2. Esperienze di vita. Chi, per esperienza diretta o per averlo visto negli altri, nella vita ha imparato che opporsi è penalizzante dirà sempre di sì: «C’è una tendenza umana alla generalizzazione», continua Baggio. «Tendiamo infatti a pensare che se qualcosa è andata spesso in un certo modo dovrà essere sempre così anche in futuro».
3. Contesti. Ci sono situazioni, ad esempio in ambienti gerarchici come il luogo di lavoro, in cui dire di no è oggettivamente complicato, e anzi può essere più semplice e più opportuno “abbassare la testa”: «Chi ha ruoli sociali subalterni preferisce dire di sì a tutto».

Come capire se è un sì o un no?

A volte è importante saper dire di no, ma non dobbiamo nemmeno esagerare con il contrario: «Anche il bastian contrario», prosegue la psicologa, «ha paura di essere escluso, ma reagisce in modo opposto: crede che opporsi sempre e comunque gli consenta di non passare inosservato». Come fare di fronte a una richiesta dell’altro a capire se è il caso di dire di sì o di no? Occorre sintonizzarsi suoi nostri reali bisogni. Se un collega ci chiede un favore, prima di dire istintivamente sì oppure no potremmo partire da una domanda: «Questa persona ha il diritto di chiederci questo favore?». Ragionandoci potremmo ad esempio capire che la sua non è una chiesta legittima. Potremmo quindi arrivare a capire che una nostra risposta positiva sarebbe soltanto frutto della paura di deluderlo.

L’articolo completo su Airone, novembre 2019