Saranno la sua tenerezza o le sue intuizioni fuori dal comune, ma è certo che Shaun Murphy (foto) ha conquistato i cuori degli italiani. Il giovane medico protagonista di The Good Doctor, affetto da autismo ad alto funzionamento, piace e fa riflettere su questa condizione ancora oggi oggetto di incomprensione: nonostante le limitazioni della sua condizione, Shaun mostra un’attenzione ai dettagli fuori dal comune. «Pur nei limiti di una fiction, è un buon modo per avvicinarsi al tema», mi ha detto Antonella Costantino, neuropsichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza al Policlinico di Milano.
Come si arriva alla diagnosi
Il primo passo è comprendere cosa non è l’autismo: «Disturbo del neurosviluppo, con questo termine si indica il punto di arrivo di una serie di condizionamenti neurobiologici, ambientali e genetici che in un contesto multifattoriale agiscono sullo sviluppo del cervello», mi ha spiegato Costantino. Studi internazionali aggiungono quasi ogni giorno tasselli in più alla comprensione di una patologia che resta ancora non chiara: «Certamente l’ambiente relazionale conta, ma non è l’unica causa come si credeva un tempo».
Gli interventi educativi
Il punto è che non esiste un autismo ma una gamma ampia di disturbi dello spettro autistico che comprendono forme più o meno gravi: la classificazione oggi accettata, principalmente sulla base dello sviluppo cognitivo e verbale, vede da un lato l’autismo ad alto e quello a basso funzionamento. Per questo gli interventi psicoeducativi devono essere personalizzati sul singolo bambino. In questo senso le attività volte a facilitare la comunicazione e la lettura sono importantissime: l’ostacolo principale per un bambino autistico è infatti la comunicazione, che però è l’unica strada per l’integrazione.
Come comunicare con gli autistici
Un aiuto viene dalla comunicazione aumentativa: libri e supporti didattici utili a facilitare la comprensione dei testi scritti grazie all’uso di linguaggi simbolici. Enza Crivelli è pedagogista clinica e fondatrice della casa editrice Uovonero, che dal 2010 pubblica volumi di questo tipo: «Chi segue questi bimbi da sempre fa uso di testi modificati, nella maggior parte dei casi realizzati “in casa”». Ma non basta: l’autismo richiede un intervento anche sul contesto educando gli educatori alle specificità di questi piccoli: «Ci sono bambini che non sopportano l’overload sensoriale», conclude Costantino: «di fronte a un eccesso di stimoli vanno in crisi». Solo comprendendoli, si può arrivare all’integrazione.
Quanto conta la biologia. Il contatto in gravidanza con agenti tossici come i pesticidi può essere una concausa dell’autismo nel neonato: uno studio condotto da Rebecca Schmidt dell’Università della California, pubblicato su Environmental Health Perspective, lo ha confermato suggerendo inoltre la funzione protettiva dell’acido folico: tra le donne sottoposte, esposte a pesticidi all’interno delle abitazioni, quelle che assumevano bassi livelli di acido folico mostravano un rischio di due volte e mezzo maggiore di avere un bambino con autismo.
L’articolo completo su InformaMi, 1/2019