Il copione della vita

abitudini.pngDue strade diverse, ma ugualmente lunghe, vi portano in ufficio. Eppure tutte le mattine ne percorrete sempre e solo una. Vi siete mai chiesti perché? La sera, tornati a casa, accendete sempre la tv. Ma poi non la guardate. Perché lo fate? Per abitudine, «la grande guida della nostra vita», come affermava già a cavallo tra Cinquecento e Seicento il filosofo inglese Francesco Bacone.

Non possiamo farne a meno

Ma da dove viene l’abitudine? Da una particolare forma di apprendimento delle azioni ripetitive che lo psicologo Russell Poldrack dell’Università della California a Los Angeles (Usa) definisce “conoscenza procedurale”. È questa modalità di pensiero che, ad esempio, ci semplifica la vita quando andiamo a fare una visita medica: dopo aver ripetuto alcune volte lo stesso “copione” (cercare una cassa per pagare la prestazione, recarci nella sala d’attesa, incontrare il medico, farci visitare, prenotare la visita di controllo) non abbiamo più bisogno di chiedere come ci si deve comportare. Non è un caso infatti che gli psicologi cognitivisti chiamino proprio “copione” (in inglese, script) l’insieme delle azioni che eseguiamo in modo automatico ogni volta che affrontiamo un’attività nota.

I neuroni dell’abitudine…

Se questi meccanismi sono ormai chiari da un punto di vista comportamentale, non lo erano sotto il profilo neurologico. Ora però sappiamo che esiste una base biochimica nel nostro cervello che condiziona le nostre abitudini. Lo hanno scoperto gli studiosi del Georgia Health Sciences University di Augusta (Usa) che ne hanno parlato in un articolo sulla rivista Neuron. In pratica, hanno spiegato i ricercatori, esiste un tipo di cellule cerebrali capace di tradurre le azioni ripetitive in automatismi. In pratica, di tradurle in copioni.

…che curano il Parkinson

Il bello è che questa scoperta non aiuta solo a conoscere i meccanismi alla base dell’apprendimento nelle persone sane. Queste cellule potranno essere utili infatti anche nell’individuazione di migliori trattamenti per malattie come il morbo di Parkinson, caratterizzato anche da una ridotta capacità di memorizzare le abitudini. «Questo tipo di perdita della memoria», spiega Joe Z. Tsien, condirettore del Brain and Behavior Discovery Institute del Georgia Health Sciences University, «precede spesso la comparsa dei sintomi più invalidanti come i tremori». Così chi è affetto da questa malattia si trova ogni giorno a dover capire come compiere le più banali azioni.