Secondo recenti dati dell’Osservatorio nazionale adolescenza quasi 8 giovani su 10 temono che si scarichi il cellulare o che non prenda quando sono fuori casa: trovarsi senza telefono attivo causa ansia, rabbia e fastidio. Secondo diversi psichiatri esperti di dipendenze siamo di fronte a una nuova patologia, la nomofobia (no mobile phone phobia, “fobia da mancanza di cellulare”): la paura, causa di alterazioni dell’umore e difficoltà di concentrazione, che nasce quando ci rendiamo conto di non avere a disposizione lo strumento che ci tiene in contatto con gli altri. «Il senso di privazione che ne deriva dovrebbe dimostrare che il dispositivo non è altro che una sublimazione delle relazioni sociali, che infatti vengono trasferite principalmente in rete e con le quali si cerca di cancellare la paura della solitudine», mi ha detto il sociologo Carlo Bordoni, autore di Stato di paura (Castelvecchi). Collegato alla paura di restare senza smartphone o senza rete c’è un’altra fobia che Andrew Przybylski, studioso di reti sociali all’Università di Oxford, ha battezzato FoMo (fear of missing out, “paura di perdersi qualcosa”). Diffusa soprattutto tra giovani maschi, è quella che ci spinge a consultare Facebook appena apriamo gli occhi la mattina e che ci colpisce quando restiamo scollegati dalla rete e temiamo di esserci persi ciò che i nostri contatti hanno postato nel frattempo. A caratterizzare questi fenomeni c’è un vissuto di scarsa autostima e un’angoscia di solitudine: «La paura di oggi è quella di non essere notati», aveva detto il sociologo polacco Zygmunt Bauman, scomparso lo scorso nel 2017, a conclusione dell’edizione 2016 del Festival delle Generazioni di Firenze: «piuttosto abbiamo paura della solitudine, e su questo traggono vantaggio i social network».
L’articolo completo su Airone, febbraio 2019