Pensate alle azioni che eseguite ogni giorno: quali potrebbero essere compiute senza usare le mani? Probabilmente nessuna. Questi due miracoli dell’anatomia ci consentono di lavorare, costruire oggetti, accudire i nostri figli e molto altro. «Tutti i pazienti me lo confermano», mi ha detto Marco Lanzetta, direttore scientifico dell’Istituto italiano di chirurgia della mano di Monza: «solo quando ci facciamo male alle mani ci rendiamo conto di quanto siano importanti». Sono in grado infatti di compiere due grandi tipologie di azioni: stringere con forza e toccare con delicatezza. Nel primo caso ci consentono di svolgere lavori manuali: è il tipo di attività che ha permesso ai nostri progenitori di costruire manufatti, cacciare e difendersi. Del resto secondo studi dell’Università di Bochum (Germania) la naturale tendenza a sudare sulle mani sarebbe legata a ciò: una mano umida nei momenti di stress garantiva ai nostri avi una migliore presa su rami e tronchi in caso di fughe rocambolesche. Oggi invece impieghiamo spesso le mani in modo molto più raffinato. Grazie alle dita, possono compiere infatti movimenti precisissimi utili alle attività più nobili come la comunicazione gestuale, l’uso dei dispositivi digitali, la scrittura a mano o il disegno.
Senza mani non c’è musica
Proprio grazie alla capacità dei musicisti di muovere rapidamente e in modo coordinato le dita sulle corde della chitarra o sui tasti di un pianoforte persino le musica prende vita. Anzi, pare che al successo di alcuni di loro contribuirono proprio mani particolarmente strutturate: secondo Renzo Mantero, tra i pionieri della chirurgia della mano in Italia, i virtuosismi di Niccolò Paganini, violinista genovese vissuto tra la fine del Settecento e la prima metà del Novecento, furono permessi anche dalla sua sindrome di Marfan, caratterizzata da lassismo articolare: le dita del musicista erano così mobili da permettergli movimenti rapidi altrimenti difficilmente realizzabili. Certamente però musicisti come Paganini, accanto a mani particolarmente agili, devono avere altre doti: «Prima tra tutte un’area cerebrale che controlla le mani particolarmente sviluppata, grazie anche a un allenamento quotidiano», prosegue Lanzetta.
Curare la mano, curare la mente
Ma la mano è importante anche per chi non ha un talento artistico. Di fatto è un’estensione della nostra psiche: è infatti il primo strumento con cui entriamo in relazione con gli altri, e pertanto racconta molto di noi. Così, una malattia che la colpisca ha un impatto pesantissimo: «Ricordo il caso di un bambino nato con una malformazione a una mano, che cercava sempre di non mostrare e di non usare», mi ha raccontato Ornella Convertino, psicoterapeuta che segue percorsi riabilitativi di pazienti affetti da patologie della mano. «La psicoterapia lo ha aiutato ad accettarla, tanto che in pochi mesi è persino riuscito ad andare al mare con i suoi amici senza le maglie con cui nascondeva il difetto fisico. Anzi, aveva persino imparato a suonare la chitarra».
L’articolo completo su Airone, ottobre 2018