Sempre più traditori…

tradimentoAlcuni anni fa un’indagine condotta dalla Durex spiegava che il 45 per cento dei nostri connazionali dichiara di aver tradito almeno una volta nella vita. Nella top ten dei Paesi fedifraghi l’Italia si collocava al terzo posto, pari merito con la Germania e dopo Tailandia (51 per cento) e Danimarca (46 per cento). Il dato italiano è confermato da un sondaggio Ifop (Istituto francese di opinione pubblica), commissionato lo scorso anno dal portale di incontri extraconiugali Gleeden su scala europea. Secondo questa indagine quanto a tradimenti la cattolica Italia supera Paesi come Francia, Gran Bretagna e Spagna. A queste percentuali elevate corrisponde però sempre una certa doppia morale, tanto che a febbraio 2015 le associazioni familiari cattoliche si infuriarono quando lo stesso sito di incontri tappezzò Parigi di manifesti pubblicitari “inneggianti” all’infedeltà coniugale. Insomma, si fa ma non bisogna parlarne. Quantomeno in Italia al “peccato” non segue un ipocrita rimorso: alla domanda «Ti sei pentito di aver tradito il partner?» solo un 27 per cento di connazionali intervistati ha risposto sì, contro il 73 per cento di no.

Perché si tradisce di più?

La tendenza al tradimento sembra dunque in aumento: «L’instabilità coniugale nel nostro Paese è in forte crescita: il tasso di separazione è più che raddoppiato negli ultimi vent’anni», spiega ad Airone Lorenzo Todesco, docente di sociologia all’Università di Torino. Certo è difficile capire se ciò dipenda da una maggiore tendenza al tradimento: «I dati su separazioni e divorzi forniti dall’Istat non entrano nei dettagli delle motivazioni». Certo però è ormai noto che le principali cause dell’instabilità coniugale sono la maggiore autonomia economica delle donne e i mutamenti nelle aspettative riposte nel matrimonio. «Questi elementi potrebbero avere un ruolo anche in una maggiore diffusione del tradimento», aggiunge il sociologo, «accanto ad alcuni mutamenti dei costumi sessuali». Così ad esempio, secondo uno studio Ipsos Observer dello scorso anno, in Europa il 12 per cento delle persone sposate (il 7 per cento in Italia) cerca esperienze extraconiugali omosessuali mentre, come ha rilevato in Francia un’indagine europea dell’Institut national de la statistique et des études économiques, sette donne sposate su 10 cercano scappatelle con uomini più giovani in quanto considerati garanzia di prestazioni sessuali migliori. Nell’incremento dei tradimenti contano poi le trasformazioni sociali: prima tra tutte il ruolo del digitale. Non ci sono solo i portali come quelli dedicati alle scappatelle, ma anche gli stessi social network: secondo gli studi di Russell Clayton, ricercatore della Florida State University (Usa), pubblicati da Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking, l’utilizzo attivo di Twitter e Facebook «porterebbe a una maggiore quantità di conflitti tra i partner, che a sua volta porterebbe a infedeltà, rottura e divorzio».

Ma la fedeltà è ancora importante

La notevole frequenza con cui si tradisce non esclude però che ancora oggi la reazione individuale e sociale verso il tradimento sia sempre negativa: «Tutte le ricerche effettuate in Italia e in altri Paesi ci dicono che la grande maggioranza degli individui continua a considerare la fedeltà sessuale un elemento imprescindibile per l’esistenza di un rapporto di coppia stabile», spiega Todesco. Secondo dati Pew Research, infatti, un buon 64 per cento degli italiani pensa che l’infedeltà sia moralmente inaccettabile. Eppure si tratta della percentuale tra le più basse del mondo: negli Stati Uniti, ad esempio, ben l’84 per cento condanna pubblicamente il tradimento. «Se quando si è liberi da legami sentimentali una certa libertà nei comportamenti sessuali viene considerata ormai accettabile», prosegue il sociologo, «nel momento in cui si costruisce una relazione stabile la fedeltà torna a essere dunque un principio ancora fondante». Eppure non mancano le autoassoluzioni: «Ad esempio i casi in cui si riconosce che il tradimento è un errore in cui si può cadere dal momento che “la carne è debole”», aggiunge Todesco.

L’articolo completo su Airone, luglio 2017

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