Il sesso è ancora tabù?

Il fatto che viviamo in una società più libera di un tempo non deve trarre in inganno: ancora oggi permangono situazioni, oggetti e comportamenti innominabili. «Persistono i tabù dell’incesto, della pedofilia, di figlicidi e matricidi», mi ha spiegato l’antropologa Laura Faranda, docente di Antropologia culturale alla Sapienza di Roma, «ovvero condotte che violano i legami di sangue o pregiudicano la perpetuazione della razza umana». Basta la cronaca per capirlo: sono proprio questi alcuni dei temi che, per la loro morbosità, scandalizzano ma inevitabilmente attraggono.

Sesso orale sì, transessualismo no

Un po’ come il sesso. Sdoganato in larga parte, presenta ancora oggi aspetti bui oggetti di tabù difficili da sradicare. Fino all’Ottocento ad esempio il rapporto orale era tabù: non solo fellatio e cunnilingus erano considerati moralmente inaccettabili, ma addirittura ripugnanti. Resta invece tabù sessuale il transessualismo, perché chiama in causa due temi caldi: da un lato l’identità individuale, da molti avvertita oggi come in pericolo, e dall’altro il desiderio di modificare un corpo nel quale non ci riconosciamo più, sentimento espresso da molti attraverso il ricorso sempre maggiore alla chirurgia estetica. «Le pratiche di modificazione corporea», spiegava Enrico Miatto del dipartimento di scienze dell’educazione dell’Università di Padova, «rappresentano il desiderio di migliorare il proprio aspetto sostituendo un corpo donato con un corpo artefatto, ma più vicino all’idea che hanno o che vorrebbero avere di loro stessi».

Corpi modificati, corpi alterati?

Lo psicologo faceva riferimento a una ricerca che aveva condotto nel 2010 sul tema delle pratiche di trasformazione del corpo come tatuaggi e piercing. Su 854 giovani di diverse scuole superiori italiane fu rilevato come il 6,4 per cento aveva almeno un tatuaggio e che il 45,6 per cento si era dichiarato almeno interessato a questa pratica. Se tuttavia tatuaggi, scarificazioni e chirurgia estetica sono ormai sdoganate, l’intervento di riassegnazione del genere a cui ricorrono le persone transessuali rimane un argomento decisamente più scomodo e difficili da affrontare.

Il tabù del nudo? Esiste ancora

Proprio il corpo è infatti ancora oggetto di molti stigmi sociali: così lo è perfino la nudità, largamente accettata purché confinata in ambiti circoscritti come le spiagge dove praticare naturismo. Altrove, stare nudi è perfino punito dalla legge. Perché? Nell’evoluzione l’uomo iniziò a vestirsi per ridurre l’intensità dell’esibizione sessuale, ma così facendo aveva gettato le basi per creare qualcosa di nuovo: l’erotismo. Coprendosi, infatti, la carica erotica cresceva nel momento in cui il perizoma veniva tolto. Fu così che nacque il pudore, «una forma tenue di tabù che ha un’estrema variabilità culturale», come la definisce l’antropologo culturale Massimo Canevacci. «Nelle mie ricerche nelle culture indigene in Brasile, per esempio, in alcuni casi il seno scoperto è diventato un tabù basato sul pudore che i missionari hanno inculcato localmente mentre in altri la nudità quasi completa è vissuta con estrema tranquillità».

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