Probabilmente sì, e la ragione non è da attribuire solo a fattori psicologici e culturali. Da tempo le ricerche dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr hanno riscontrato nelle donne un’ipersensibilità al gusto amaro che influirebbe sulla scelta dei cibi. In particolare alcuni volontari maschi e femmine sono stati raggruppati in tre categorie in base alla sensibilità a un composto chiamato 6n-propiltiouracile, impiegato come standard nella percezione del sapore amaro. Risultato: le donne sono mediamente più sensibili a questa sostanza e ciò le spingerebbe a preferire alimenti più ricchi di zucchero. Sembra che tale tendenza sia inoltre influenzata da variazioni ormonali: per questo le donne sono ancora più sensibili all’amaro durante la gravidanza. «Secondo uno studio condotto in Australia, inoltre, le donne identificano meglio l’acido e il salato», spiega Stefano Predieri dell’Ibimet. «E in ricerche focalizzate sulla frutta, rispetto agli uomini gradiscono maggiormente quella aromatica e zuccherina come pesche e fragole, meno quella più acida come l’arancia».
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