Siamo sempre più impegnati: le nostre giornate sono diventate fittissime tra lavoro e tempo libero, ma con qualche differenza culturale. Ad esempio secondo uno studio pubblicato sul Journal of Happiness Studies, gli statunitensi tenderebbero a trovare appagamento personale nel lavoro mentre gli europei nel tempo libero: non è quindi un caso che in media gli americani lavorino per un 50 per cento di tempo in più rispetto a tedeschi, francesi e a noi italiani. C’è però da dire che oggi, anche in Italia, assistiamo alla scomparsa di un confine netto tra tempo dedicato al lavoro e tempo libero. «Soprattutto nelle professioni intellettuali», mi ha spiegato Fabio Massimo Lo Verde, sociologo all’Università di Palermo, «non è infatti più possibile relegare il lavoro entro le otto ore tradizionali».
Le quattro temporalità quotidiane
A scopi statistici si tende comunque a distinguere quattro temporalità quotidiane: le ore dedicate alla cura personale (lavarsi, mangiare, dormire, bisogni fisiologici ecc.), quelle dedicate al lavoro (retribuito e domestico) e allo studio, il tempo libero e il tempo “accessorio”, occupato ad esempio dagli spostamenti. Ma come è articolata la giornata media di un italiano? A novembre l’Istat ha pubblicato il report I tempi della vita quotidiana, relativo all’anno 2014, nel quale si illustra come impieghiamo il nostro tempo. Ecco ad esempio come può essere rappresentata la suddivisione dei tempi dedicati alle varie attività in un giorno settimanale medio per un uomo e una donna adulti, ovvero tra i 25 e i 64 anni.
Uomini: più lavoro retribuito
Donne: più lavoro familiare
L’articolo completo su Airone, marzo 2017