Secondo molti psicologi è la capacità di riconoscere, comprendere e gestire al meglio le nostre emozioni. Il concetto fu introdotto nel 1990 dagli psicologi Peter Salovey e Jack Meyer per poi essere ripreso dallo statunitense Daniel Goleman. Secondo questa tesi, logica ed emozioni non sono separabili in quanto a ogni concetto presente nella nostra memoria sono associate tracce emotive lasciate dalle esperienze vissute. Così, ad esempio, studiando il funzionamento di un oggetto tecnologico non mettiamo in gioco solo le nostre competenze tecniche, ma anche i vissuti emotivi legati agli strumenti elettronici: l’ansia che deriva dalla complessità del suo funzionamento oppure l’eccitazione che ci prende quando ne scopriamo le innumerevoli funzioni. Tutto ciò contribuirebbe a sviluppare la nostra creatività. Fondamentale per sviluppare l’intelligenza emotiva è la capacità di comprendere e accettare i propri sentimenti e quelli degli altri e di utilizzarli per raggiungere i nostri obiettivi. Secondo queste teorie, questa forma di intelligenza sarebbe molto più importante del quoziente di intelligenza, che misura quasi esclusivamente le capacità logico-matematiche e verbali. Anzi, più passiamo a ruoli di maggiore responsabilità sociale o professionale più l’intelligenza emotiva diventa importante.
5 step per sviluppare l’intelligenza emotiva
Secondo Goleman sono cinque le caratteristiche che l’intelligenza emotiva richiede. Eccole.
1. Consapevolezza di sé: è la capacità riconoscere le proprie emozioni;
2. Dominio di sé: la consapevolezza non basta se non impariamo a dominare le nostre emozioni e a utilizzarle a fini positivi;
3. Motivazione: è la capacità di scoprire le ragioni profonde che ci spingono all’azione;
4. Empatia: è la capacità di immedesimarci negli altri;
5. Abilità sociale: è la capacità di condividere emozioni con gli altri.
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