Le password rivelano la personalità

passwordIl pin del cellulare, il codice di sicurezza del bancomat, quello della carta ricaricabile e della carta di credito, la password per accedere al computer e quella per l’account cloud, il codice segreto per la posta elettronica e quelli per le diverse app del cellulare: la lista delle password della nostra vita potrebbe essere ancora più lunga. Viene quindi da pensare che la tecnologia, invece di semplificarci la vita, ci richieda sforzi mnemonici sempre superiori. Una cosa è certa: le password sono codici del tutto personali e segreti. Non è un caso quindi che siano rivelatrici di noi e della nostra vita. Lo ha dimostrato Helen Petrie, psicologa britannica dell’Università di York che, per il dipartimento di informatica, ha condotto uno studio sulla psicologia delle parole chiave. Secondo la studiosa le password sono la versione moderna del test di Rorschach, le celebri macchie di inchiostro usate per rivelare il nostro inconscio.

Come un test psicologico

Analizzando 1200 password raccolte tramite un sondaggio condotto dal sito fornitore di domini internet CentralNic, la psicologa è arrivata a identificare quattro grandi tipologie di password e di utenti corrispondenti. In pratica, i profili psicologici in funzione del tipo di parola scelta. Secondo Petrie c’è un motivo per cui le password sono cartine di Tornasole della nostra personalità: «Quando ne dobbiamo inventare una siamo infatti concentrati sull’accesso al sistema informatico ed è probabile quindi che la si scelga senza pensarci troppo. Questo significa che sono legate a concetti appena sotto la superficie della nostra coscienza, un po’ come accade con i test psicologici. Inoltre la password è un codice che dobbiamo tenere a mente, quindi senza volerlo tenderemo sempre a scegliere parole che richiamano concetti per noi importanti». Studiarle significa entrare quindi nel nostro inconscio.

Quattro tipi di parole chiave

1. le password familiari: le adotta il 50 per cento circa dei soggetti e sono in genere nomi di parenti, figli, del partner o date di nascita di una di queste persone. «Chi sceglie queste password è un utilizzatore occasionale del computer e ha forti legami familiari», dice Petrie;
2. le password da fan: riguardano il 30 per cento circa dei soggetti e sono nomi di personaggi famosi, sportivi, cantanti di cui il soggetto è un ammiratore. Questi utenti in genere sono giovani. Tra le celebrità più gettonate dall’indagine sono emerse Madonna e Homer Simpson;
3. le password legate a fantasie erotiche: riguardano un 10 per cento circa dei casi e comprendono termini come sexy o goddess (“dea”). Nella maggior parte dei casi sono di utenti di sesso maschile;
4. le password criptiche: costituiscono il restante 10 per cento dei casi. Si tratta di stringhe di numeri e lettere senza apparente significato. Secondo Petrie questo gruppo di utenti è quello più attento alla sicurezza informatica: proprio per evitare l’errore del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, che a giugno ha visto i suoi account hackerati per colpa di una password troppo semplice, utilizza password complesse anche se di difficile memorizzazione.

L’articolo completo su Airone, settembre 2016

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