La psicologia di Tinder

TinderUtilizzato in 196 Paesi del mondo generando un traffico di 26 milioni di incontri virtuali al giorno per un totale di quasi 10 miliardi di connessioni a partire dal 2012, anno della sua fondazione in California. Sono i numeri di Tinder, la più celebre app di incontri. In un mondo in cui la sessualità si fa più fluida e i confini tra orientamenti sessuali modificabili nel corso della vita, questa come molte altre app di dating ha un ruolo centrale. Le nuove tecnologie così amate dai più giovani facilitano gli incontri, che diventano a portata di smartphone. Grazie alla tecnologia gps, Tinder e simili consentono di trovare l’anima gemella (o anche solo un partner per una notte) tra i potenziali spasimanti fisicamente più vicini a noi.

Quanti utenti ha Tinder?

Sempre Secondo i dati ufficiali, questa app viene usata in media per un’ora e mezza al giorno e il 12 per cento di chi la ha sul proprio cellulare dice di essere impegnato in una relazione contro il 54 per cento dei profili di chi si definisce single. La maggior parte degli utenti è concentrata nelle grandi città: in Italia il primo posto va a Milano, seguita da Roma. Molti dei giovani utenti non usano una sola app ma ne scaricano diverse (sono tutte quasi completamente gratuite) per aumentare le possibilità. Senza contare che ormai gli incontri a fine sessuale nascono anche al di fuori delle app nate per questo scopo: si flirta anche su Facebook, WhatsApp, Telegram e talvolta perfino LinkedIn. E poi ci sono i social network, i siti per incontri extraconiugali pensati per sole donne come Gleeden e le app per pubblici specifici come Grindr, Scruff o PlanetRomeo dedicate al target gay. Queste ultime sono ormai una potenza: secondo dati riportati dal Corriere della sera, soltanto Grindr, la più celebre, conta undici milioni di utenti in 192 Paesi del mondo, in Italia più di duecentomila. «Così si mantengono le distanze fino all’incontro mettendoci al riparo da un eventuale rifiuto», ha spiegato in un’intervista la sessuologa Roberta Rossi. «L’importante è che non diventi una dipendenza come tra gli adolescenti con il fenomeno del sexting, l’invio di messaggi hard a cui spesso non segue un incontro».

Sesso e chat: i pericoli

Eppure la tecnologia ha anche un lato oscuro: «Le varie app e chat permettono alle persone molteplici facili contatti, ma spesso superficiali e senza forte coinvolgimento», mi spiega il sessuologo Davide Dettore. «Così però aumenta il rischio di essere timorosi dei rapporti reali». Questo comporta senza dubbio pericoli per la sessualità. I motivi sono diversi: innanzitutto l’uso continuativo delle chat a scopi sessuali predispone alla dipendenza, «cioè un disturbo per cui chi ne è affetto usa il sesso, online e offline, come mezzo per gestire emozioni negative». Inoltre si può finire col preferire i contatti online piuttosto che per quelli reali: «Soprattutto nel caso degli adolescenti, la dipendenza da sesso online predispone il cervello a eccitarsi solo a stimoli molto forti, rendendo più probabile negli anni seguenti disturbi da basso desiderio sessuale e problematiche di eccitamento sessuale». E ciò, nei casi più gravi, spinge alla ricerca di stimoli sempre più potenti e trasgressivi per ottenere un eccitamento sessuale difficile da raggiungere.

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