Torna di moda il lato B

Kim Kardashian sedereÈ ufficiale: sono tornati di moda i grossi sederi. Le passerelle, ma soprattutto la musica, la pubblicità e la televisione stanno riportando in auge il lato B femminile voluminoso, fino a qualche tempo fa totalmente bandito a favore dei fisici snelli e asciutti. I personaggi del momento sono l’attrice, modella e stilista Kim Kardashian, la cantante Nicki Minaj e la rapper Iggy Azalea, solo per citarne alcuni: tutte star dal fondoschiena decisamente poco europeo.

Dalle mutandine imbottite alle palestre

Così, spiegano i sociologi, il trend del mondo dello spettacolo diventa nuovo gusto. Negli Usa le vendite di Booty Pop, casa che commercializza mutandine imbottite, sono aumentate del 47 per cento in soli sei mesi. E da qualche tempo, su richiesta delle clienti, sono stati lanciati modelli con il 25 per cento di imbottitura in più. Ma non solo: fuori dai nostri confini sono già disponibili jeans imbottiti sul sedere e vere e proprie protesi esterne removibili in silicone. «La nuova moda parte dalle comunità latine, ma ormai è diventato un fenomeno mainstream: dalla tv si sta espandendo e diventando comune», spiega Dionne Stephens, psicologa alla Florida International University. E naturalmente le palestre si adeguano, dove i corsi di ginnastica gag (gambe-addominali-glutei) sono sempre popolari.

Chirurgia estetica per un lato B voluminoso

Tuttavia c’è chi va ben oltre. Marlene Chinea, un’infermiera americana, è recentemente balzata agli onori della cronaca per aver speso più di 10mila dollari in chirurgia per spostare quattro chili del suo grasso corporeo all’altezza del sedere. Obiettivo: emulare in tutto e per tutto Kim Kardashian. La pratica di estrarre adipe dalla pancia per spostarlo all’altezza delle natiche, nata in Brasile, sta diventando sempre più popolare negli Stati Uniti. Insieme alle protesi analoghe a quelle per il seno, è l’intervento di chirurgia plastica che si è diffuso più velocemente nel corso degli ultimi anni, con un totale di 11mila operazioni negli Usa nell’ultimo anno. Secondo un’indagine della Associated Press, che ha intervistato un chirurgo di New York “specializzato” in fondoschiena, l’operazione può superare i 10mila dollari. I punti di riferimento che le pazienti portano sono i lati B della stessa Kardashian ma anche della sorella Khloe e di Jennifer Lopez.

Il sedere, fonte di rassicurazione

Ma che significato ha questa moda? Certamente è un fenomeno di massa, ma per alcuni antropologi nasconde qualcosa di più profondo. Ne è convinto ad esempio l’antropologo francese Jean-Claude Kaufmann: «In un periodo di incertezza come quello che stiamo vivendo, la gente cerca sicurezza. Gli uomini sono attratti dalle natiche e dalle anche perché rassicurano». Un po’ come nell’antichità, quando i fianchi larghi e il fondoschiena grosso erano sinonimo di fertilità e abbondanza. Così le donne hanno riscoperto una nuova arma erotica, antica quanto l’umanità ma che i tempi moderni avevano accantonato a favore del seno almeno fino agli anni Ottanta. Secondo Ivo Germano, antropologo all’Università del Molise, lo sdoganamento mediatico del sedere inizia con la fine degli anni Settanta. «Chi come me è stato adolescente in quegli anni», ha spiegato in un’intervista, «non ha avuto le pin up come modello, ma le réclame di Rosa Fumetto in Roberta e i sederi televisivi lanciati da Antonio Ricci al Drive In». Del resto sono quelli gli anni in cui registi come Tinto Brass sceglievano le attrici in base alla perfezione estetica delle loro natiche.

Simbolo di abbondanza

Tuttavia è da ben prima di allora che l’uomo celebra il fondoschiena, specie quello femminile. Il primo esempio di fondoschiena è quello della celeberrima Venere di Willendorf (dal nome della località austriaca in cui è stata ritrovata nel 1908): una statua di circa 15 centimetri a oggi la più antica testimonianza di arte raffigurante una donna. Le esagerate dimensioni di cosce e glutei avevano uno scopo: rappresentare un auspicio di benessere, prole e abbondanza della terra. Forse anche ai nostri tempi ne avremmo bisogno…

L’articolo completo su Airone, febbraio 2016

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