Perché ci permette di soddisfare un bisogno evolutivo, quello di avere più partner possibili, normalmente interdetto dalle norme sociali. «È il cosiddetto effetto Coolidge, secondo il quale il potenziale sessuale nella maggior parte dei mammiferi aumenta cambiando frequentemente il partner sessuale mentre va incontro a una riduzione spontanea se il partner rimane lo stesso», mi racconta Roberta Milanese, psicologa al Centro di terapia strategica di Milano. Il termine deriverebbe da un episodio durante il quale la moglie dell’ex presidente Usa Calvin Coolidge, in visita a una fattoria, notò un gallo che si accoppiava molto frequentemente. Chiedendo al suo accompagnatore quanto spesso ciò avvenisse, le venne risposto: «dozzine di volte al giorno». «Lo dica al signor Coolidge», replicò la First lady. Il presidente, informato, chiese a sua volta: «Ma ogni volta con la stessa gallina?». «No», rispose il contadino, «ogni volta con una gallina diversa». «Allora lo dica alla signora Coolidge», disse il presidente. Inoltre il sesso con gli sconosciuti provoca in molti il piacere derivante dal superamento di una norma sociale: «Questo però è possibile in persone che riescono ad dividere la sessualità, che è una forma di relazione con l’altro, con la semplice genitalità, il soddisfacimento del bisogno che va oltre la conoscenza dell’altro», aggiunge Gianni Ferrucci, psicoterapeuta e dirigente Asl.
Il sesso, una necessità biologica
Il piacere è quindi un bisogno naturale, eppure è oggetto di stigma sociale (ne parlo su Airone di marzo 2015). Perché? Per rispondere Alberto Zatti, docente di psicologia sociale e di comunità all’Università degli studi di Bergamo e autore di Antropologia minima del piacere (Rubettino), fa una distinzione: il sesso promiscuo così come il cibo o le droghe sono piaceri consumatòri, ovvero primordiali. «Nascono cioè da necessità biologiche e vengono placati quando l’oggetto del desiderio viene acquisito. Esiste tuttavia un’altra forma di piacere più evoluta: quella funzionale, che deriva cioè dall’esercitare le proprie capacità e competenze, anche senza un ritorno immediato». Un po’ come fare palestra, studiare, lavorare a qualcosa di appassionante: attività che danno soddisfazione, ma non subito. Anzi, inizialmente provocano fatica se non dolore psicologico o fisico. Tuttavia, spingendoci a mettere in campo le nostre capacità fisiche o mentali, ci sanno appagare di più e più a lungo.
Rinunciare al piacere?
Da questa doppia faccia nasce il veto sociale nei confronti dei piaceri più primordiali. «Nelle culture di tutto il mondo si trovano regole ben definite sul piacere: si dovrebbe ricercare il piacere con moderazione, il piacere deve essere meritato, il piacere deve essere ottenuto in modo naturale, il piacere è transitorio, la rinuncia al piacere può portare alla crescita spirituale», sottolinea il neuroscienziato della Johns Hopkins University di Baltimora (Usa) David Linden, autore del volume La bussola del piacere (Codice edizioni). Il motivo? «Cercare soddisfazione soltanto attraverso il piacere primordiale, quello consumatorio, condanna a un’esistenza ristretta», spiega Zatti. «Volendo potremmo anche vivere mangiando solo quello di cui è ghiotto un bambino di pochi mesi, cioè cibi zuccherini. Tuttavia questo ostacolerebbe la nostra capacità di adattamento ad ambienti in cui questi cibi non sono disponibili».
I piccoli piaceri della vita
Eppure ogni tanto un po’ di regressione fa bene. Lo capiamo quando ci abbandoniamo a quei piaceri minuscoli, apparentemente insignificanti, che tutti proviamo: «Si tratta di perlopiù di piaceri sensoriali che ci rimandano a percezioni infantili, un po’ come il dito in bocca dei bambini», prosegue lo psicologo. Ecco qualche esempio.
1. Contatto fisico. Farci massaggiare, accarezzare, toccare i capelli ma anche fare tutto questo a un’altra persona è piacevole per tutti. Il motivo ha a che fare con i ricordi d’infanzia, quando il tocco della madre era sinonimo di accudimento ed era il gesto che ci faceva smettere di piangere, ci dava sicurezza e ci faceva sentire accolti e amati. Stare a letto a farsi le coccole poi è ancora più bello: «È il risultato di tanti piccoli piaceri: rimanere nel letto al caldo senza dover correre verso i propri doveri, poter godere del contatto fisico con la persona amata, consolidare l’intimità senza il bisogno delle parole ma solo attraverso il tocco e le carezze, sentirsi amati, al sicuro e protetti», aggiunge Milanese. Il bello delle coccole e del contatto fisico però va oltre: «È il piacere di tornare a contatto con il proprio corpo, una percezione che nella nostra società si sta purtroppo perdendo», aggiunge Ferrucci.
2. Fumare. Chi fuma sigarette non lo fa certo solo per il piacere del tabacco, che del resto con l’abitudine diventa irrilevante, lasciando spazio al piacere del semplice “gesto”. Al di là della dipendenza fisica da nicotina, quella da sigarette è in gran parte una dipendenza psicologica e ha a che fare con l’oralità: «Richiama il ciuccio e la suzione del seno materno», spiega Ferrucci. Un piacere quindi consolatorio come il cibo che mangiamo quando siamo stressati. Ma non solo: «Fumare rappresenta un momento di pausa dalle attività lavorative della giornata, un momento di socialità vissuto con altri fumatori», aggiunge Milanese. Abbinare il fumo ad alcuni momenti, come la pausa caffè, ne amplifica infatti il piacere rendendo la sigaretta un rito sociale.
3. Ascoltare la nostra canzone preferita. Da tempo è noto che la musica è capace di stimolare l’attività cerebrale a un livello molto profondo sino a provocare calma, tranquillità, serenità. «Un brano musicale capace di darci dei brividi attiva gli stessi circuiti cerebrali sollecitati da tutti i comportamenti che provocano piacere. Per questo tendiamo a riascoltarlo più volte», spiega Flaminio Cattabeni, farmacologo del Centro di eccellenza delle malattie neurodegenerative (Cend) dell’Università degli studi di Milano. Ma il piacere ha un lato oscuro: le emozioni scatenate dalla musica possono essere così intense da spingerci a piangere. Vent’anni fa lo psicologo inglese John Sloboda condusse un esperimento in cui chiese a esperti di musica di elencare passaggi di canzoni che provocavano reazioni fisiche nell’ascoltatore, come lacrime o pelle d’oca. I partecipanti identificarono venti passaggi che portavano al pianto, e quando Sloboda ne analizzò le proprietà vide emergere una caratteristica comune: 18 di questi contenevano un espediente musicale chiamato appoggiatura, una particolare modalità di emettere le note che crea un senso di tensione nell’ascoltatore.
4. Le lenzuola fresche e pulite. Per tutti entrare in un letto con le lenzuola pulite è uno dei più bei piaceri che possiamo provare tra le mura domestiche. «Ci porta a riprendere contatto con la nostra corporeità, attraverso la pelle», spiega Ferrucci. Inoltre la sensazione di pulito piace, tanto quanto una doccia: ci trasmette un senso di rinascita interiore. «Inoltre profumo, fresco, pulito, liscio e non stropicciato sono vissuti sensoriali che amplificano la piacevolezza del godersi il proprio letto, luogo di intimità, rifugio e riposo», spiega Milanese. Spesso, poi, queste sensazioni ci spingono a rievocare antichi ricordi di infanzia.
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