Che emoji si usano di più? (VIDEO)

Sono la faccina che ride fino alle lacrime e i vari cuoricini. A stabilirlo è stato Matthew Rothenberg, ex dipendente del portale fotografico Flickr e oggi studioso di tecnologie digitali. È sua infatti l’idea di emojitracker.com, un sito che da luglio 2013 conta in tempo reale le emoji usate dagli utenti, per ora solo di Twitter (ne parlo su Airone di gennaio 2015). Ho scoperto questa graduatoria consultando il sito a metà dicembre, quando erano quasi sette miliardi le emoji usate da luglio 2013 fino a quel momento. Secondo i dati di Rothenberg, la faccina che ride fino alle lacrime è stata utilizzata più di 500 milioni di volte a partire dal lancio del sito, l’icona dell’asso di cuori 460 milioni mentre il cuoricino tradizionale più di 220. Seguono la faccina innamorata con i cuoricini al posto degli occhi, quella seccata e la manina che fa il segno dell’ok. Il classico smile, la faccina che sorride inventata nel 1963 dal grafico e artista americano Harvey Ball per promuovere una compagnia di assicurazione alla quale fu ceduta per un compenso di soli 45 dollari, sempre a dicembre si collocava solo all’ottavo posto con poco meno di 170 milioni di utilizzi.

Lo smile, storia vecchia

Da icona internazionale utilizzata in milioni di contesti diversi, lo smile è infatti oggi affiancato dalla miriade di simboli codificati dallo standard internazionale emoji. Queste icone colorate protagoniste dei nostri post su Facebook o messaggi su WhatsApp hanno infatti ormai preso il posto delle emoticon, i simboli creati con la punteggiatura (come :-P) che da molti anni sono presenti nei messaggi di chat emoji1e email. Ben più efficaci, ci aiutano a far emergere le vere intenzioni delle nostre parole e a spiegarci con rapidità. Non è un caso infatti che ormai non rappresentano più solo faccine ed espressioni: lo standard contiene centinaia e centinaia di simboli e oggetti (la parola stessa in giapponese significa “disegno e carattere”) come pillole, pugnali, borse, scarpe, hamburger, bandiere e segni zodiacali. A giugno l’Unicode consortium, che regolamenta questo codice internazionale, ha annunciato l’inserimento di altri nuovi simboli tra cui il saluto di Star Trek (la mano aperta con medio e anulare separati) e perfino il “gestaccio” del dito medio.

Giocare con le parole

Così ogni concetto può essere tradotto con questi moderni ideogrammi. Un piccolo esperimento lo hanno fatto gli ideatori del videoclip di Roar di Katy Perry, che ne hanno realizzata una versione in cui le parole della canzone sono quasi totalmente rappresentate da emoji. Molti già lo fanno, e non solo gli adolescenti: stiamo quindi trasformando la comunicazione interpersonale in un divertimento fine a se stesso? emoji3«Comunicare non vuol dire trasferire un contenuto da una mente a un’altra», mi ha detto infatti Davide Bennato, docente di Sociologia dei media digitali presso l’Università degli studi di Catania. «Significa invece creare un legame, esprimere sentimenti, rappresentare un disagio o condividere un’emozione. Non è un grosso problema quindi se con le emoji messaggiarsi è diventato anche questo: semplicemente gli strumenti grafici ci stanno dando una mano a interagire tra di noi». Perché in fondo la comunicazione è anche un gioco.

brownUSI TROPPE EMOJI? NON PIACI ALLE DONNE
Ad affermarlo è il sito di incontri Zoosk, che ha condotto un’indagine tra gli iscritti. Su 4mila casi, gli uomini che nel loro profilo mostrano di usare emoji come faccine sorridenti e ammiccanti hanno statisticamente il 6 per cento in meno di contatti da persone dell’altro sesso. Il motivo forse è che l’emoji appare poco virile e infantile. Tra adolescenti è infatti di moda inviarsi messaggini pieni zeppi di emoji e di sticker, disegni e vignette che vanno per la maggiore su sistemi di messaggistica come WeChat, Facebook Messenger e Line (l’orsetto Brown, qui a lato, fa parte di quest’ultimo sistema di messaggistica made in Japan). «Anche quando una comunicazione è priva di contenuto informativo serve a creare un legame o rafforzarne uno preesistente», spiega Bennato, «un po’ come parlare del tempo». Queste icone sono così popolari che su molte app sono disponibili solo a pagamento.

Altre domande e risposte su I 500 perché. Domande e risposte per tutta la famiglia (Cairo). In libreria

Un commento

  1. […] «Mi ha scritto “buonanotte” senza faccine e senza punti esclamativi: è diventato freddo, non mi vuole più». Quante volte, di fronte a un messaggio WhatsApp, ci facciamo venire le “paranoie” su questioni di lana caprina come appunto il numero di segni di interpunzione e le emoticon usate dal nostro interlocutore. Non nascondiamoci, lo facciamo tutti: «Un messaggino tra innamorati può essere causa di dubbi e paure quando non è accompagnato da faccine, cuoricini e tanti punti esclamativi. In fondo oggi la punteggiatura serve anche a esprimere emozioni», mi ha spiegato Davide Bennato, docente di Sociologia dei media digitali presso l’Università degli studi di Catania, con cui ho già parlato di emoji. […]

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