Intestino e psiche hanno qualcosa in comune: non è un caso che quando siamo preoccupati o ansiosi il mal di pancia sia un sintomo frequente. Anche per la medicina tradizionale cinese questo organo è correlato al cervello: ne sarebbe prova la forma simile dei due organi, un continuo accavallarsi di strutture tubolari.
Avevano ragione i cinesi…
Oggi qualcosa di quelle teorie torna attuale. Umberto Solimene, direttore del centro di Ricerche in bioclimatologia medica, biotecnologie e medicine naturali all’Università di Milano, mi spiega ad esempio che «a lungo l’intestino è stato considerato una struttura periferica, deputata a svolgere funzioni marginali mentre oggi la scoperta di attività che implicano un coordinamento a livello emozionale e immunologico ha rivoluzionato questo pensiero». Perché non sono solo stress e ansia a procurare mal di pancia, ma è anche l’apparato digerente a modificare emozioni e stati d’animo.
Relazione bidirezionale
Il tema è tornato attuale con una scoperta a opera dell’Alimentary pharmabiotic centre dello University College di Cork, in Irlanda. Come ha spiegato Gerard Clarke, che ha coordinato la ricerca, già dalla primissima infanzia i livelli di serotonina (il cosiddetto ormone della felicità) sono regolati dalla flora batterica presente nel colon. Proprio l’intestino produce il 95 per cento della serotonina che circola nell’organismo. Questa, una volta giunta nel sistema nervoso centrale, è capace di modulare i livelli di umore influendo su ansia e depressione. Dopo aver condotto uno studio su alcuni topi, i ricercatori irlandesi hanno capito però che la relazione tra intestino e cervello è bidirezionale: è cioè anche l’intestino a influenzare le funzioni mentali. «Ciò apre interessanti prospettive di ricerca sul trattamento dei disordini psichiatrici», spiega John Cryan, uno degli autori.
Lo stress, i batteri e il mal di pancia
Non è un caso che da tempo alcuni scienziati si riferiscano all’intestino come al “secondo cervello”: nel 2004 Nobuyuki Sudo della Kyushu University (Giappone) aveva mostrato ad esempio come la flora batterica intestinale dei topi influenzi tanto lo sviluppo del sistema immunitario quanto di quello nervoso. Per provarlo aveva allevato topi in condizioni di sterilità così da evitare la colonizzazione di batteri nel loro intestino. Una volta adulti, i roditori senza batteri mostravano livelli di stress maggiori di quelli normali. Il motivo? Pare che la flora intestinale influenzi lo sviluppo delle reti neuronali alla base della memoria, fondamentali a loro volta per l’apprendimento delle strategie di gestione dello stress.
Curarsi con i batteri…
E per gli uomini? Molto probabilmente vale lo stesso. Tanto che dal 2007 i National institutes of health americani sono impegnati nel progetto Human Microbiome destinato a sequenziare, entro il prossimo anno, il dna del maggior numero possibile di batteri intestinali. Obiettivo: conoscere meglio la mente passando dalla pancia.
L’articolo completo su Airone, gennaio 2015
[…] supporto e persino pagine Facebook dedicate. Del resto l’intestino è considerato il nostro secondo cervello, e reagisce ai nostri stress: «Non a caso queste patologie, a volte latenti, si riattivano in […]