Cosa sta succedendo ora sul web

Un minuto: un lasso di tempo brevissimo. Eppure quante cose possono capitare in sessanta secondi, soprattutto online? Se lo è chiesto il sito di analisi di mercato pennystocks.la che ha pubblicato un’infografica live: in tempo reale dà il peso di quanto – da Facebook a Twitter, da YouTube a Google fino alle più tradizionali email – la rete sia un vortice di informazioni. Eccola.

Le informazioni che circolano in rete rivestono un ruolo talmente importante da aver spinto alcuni studiosi a riflettere sulle sue potenzialità, ipotizzando che l’attività che anima la rete possa essere interpretata come un termometro dell’umore collettivo delle nazioni o dell’intera umanità. Uno studio per il riconoscimento della personalità partendo da testi pubblicati sul web è ad esempio in corso al Centro interdipartimentale Mente/Cervello dell’Università di Trento. A coordinarlo è il ricercatore Fabio Celli che ha sottoposto una serie di soggetti a test psicodiagnostici per individuarne i tratti di personalità. Analizzando l’impatto emotivo delle parole contenute nei loro tweet, lo studioso ha dimostrato che esiste una correlazione tra la personalità reale e quella espressa in rete.

Twitter utile in tribunale
«Abbiamo rilevato», spiega Celli, «che gli utenti emotivamente stabili hanno interazioni forti con una cerchia ristretta di utenti mentre quelli nevrotici hanno interazioni deboli: spesso non ricevono risposta come se non riuscissero a consolidare i legami». Viene sfatato così il luogo comune secondo cui la rete falsifica la nostra personalità: secondo Celli infatti i testi estratti dai social media potrebbero essere utili in ambito forense per la rilevazione delle menzogne, ma anche in psicologia e nello studio delle strategie di diffusione dei prodotti.

L’antisocial
Tuttavia è proprio in un contesto di totale pervasività dell’informazione, anche la più futile veicolata dai social network, che c’è sempre chi non ci sta. «I social media non ci rendono più liberi come ci vogliono far credere», afferma Andrew Keen, uno dei più discussi guru della rete. In Vertigine digitale (Egea) lancia il suo monito: «Non solo Facebook e simili ci indeboliscono e ci rendono schiavi del nostro narcisismo, ma frammentano la nostra identità, regalandola a imprenditori che la trasformano in soldi». Il problema è alfabetizzare gli utenti e renderli consapevoli: «Quando è nata internet si è diffuso un modello basato sui contenuti gratuiti. Ma su internet i servizi gratuiti non solo sono quasi mai fino in fondo». I nostri dati personali e le nostre preferenze sono infatti oro per Facebook, che li usa per proporci prodotti adatti a noi. Quindi se non possiamo più fare a meno dei social, spiega Keen, almeno cerchiamo di usarli consapevolmente.

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