In Italia, è Milano ad aggiudicarsi l’oro dell’autoscattomania. Nella città della Madonnina vivono infatti 108 autori di selfie per 100mila abitanti, numeri che la collocano all’ottavo posto mondiale. Lo spiega la rivista Time, che ha stilato una specifica classifica mondiale raccogliendo le immagini pubblicate su Instagram con l’hashtag #selfie tra fine gennaio gennaio e i primi di febbraio. Al secondo posto troviamo Firenze (ventiduesima nella classifica globale con 69 utenti per 100mila abitanti), poi Bologna (61), Bari (49), Napoli (46) e infine, solo al sessantanovesimo posto, si colloca Roma con 38 utenti per 100mila abitanti. E a livello mondiale? È Makati City, capitale finanziaria delle Filippine non lontana da Manila, a battere tutti: qui risiedono 259 autori di selfie per ogni 100mila abitanti.
Quello delle star
Ma l’autoscatto è talmente una mania da aver contagiato ormai anche le celebrità (nella foto, una selfie di Justin Bieber). Non a caso in meno di tre minuti l’ormai celebre selfie delle star di Hollywood, scattata durante la notte degli Oscar 2014 da Ellen Degeneres, è stata ritwittata 80mila volte, nel giro di un’ora quasi un milione. Il successo della foto (la più condivisa di sempre su Twitter) è legato al gusto che sembrano dare questi “autoscatti realizzati usando uno smartphone o una webcam e poi pubblicati sul web”, come li definisce l’Oxford Dictionary che ha dichiarato il neologismo vocabolo chiave del 2013.
Rappresentazione di sé
Un piacere ben illustrato da uno studio realizzato con il supporto dell’università di New York, del California Institute for Telecommunication and Information e della The Andrew W. Mellon Foundation (Usa), dal quale sono tratti i dati citati sopra. I ricercatori hanno messo a punto infatti selfiecity.net, un portale in cui è possibile visionare e confrontare in modo interattivo 3200 selfie pubblicate su Instagram a New York, Mosca, Berlino, Bangkok e San Paolo, città scelte come rappresentative delle aree maggiormente popolate del pianeta. «Si tratta del primo progetto di questo tipo», mi ha spiegato Lev Manovich, coordinatore del progetto. «Crediamo che questi dati possano servire alla comunità scientifica soprattutto in ambito sociologico e nella comunicazione».
I brasiliani inclinano la testa
Sicuramente da questa mole di informazioni possiamo trarre conclusioni in contrasto con quanto oggi molti intellettuali e psicologi sostengono: «Sono il segno di una contemporaneità che riempie vuoti esistenziali con l’oggetto tecnologico per mascherare fragilità identitarie», aveva scritto Federica Facchin, psicologa all’Università Cattolica di Milano, sul sito Linkiesta. E una serie di studi raccolti da Nowsourcing.com nell’infografica The selfie syndrome (attualmente tra le più condivise sui social) sembrano darle ragione evidenziando un legame tra pubblicazione di selfie e narcisismo.
Anche una forma d’arte
Eppure non va escluso che da una selfie possa nascere qualcosa di esteticamente gradevole: a questa forma di arte e comunicazione è dedicata una sezione tematica del Premio internazionale Lìmen di Vibo Valentia. Secondo Giorgio Bonomi, organizzatore e autore de Il corpo solitario (Rubbettino) in cui ha recensito 700 artisti dell’autoscatto, questi fotografi «fanno di questa tecnica una vera e propria poetica». Lo spiega Peter Kaufman, sociologo alla New Paltz State University di New York, che in un saggio pubblicato sul blog EverydaySociology afferma che le selfie rappresentano un fenomeno di gruppo più che individuale. E se esprimono un certo narcisismo, non vanno stigmatizzate: si tratta pur sempre di un fenomeno alla base della nostra identità sociale.
La selfie nel mondo
L’età del selfie. Al mondo si fanno più selfie tra i 20 e i 27 anni. A Bangkok l’età media è più bassa, mentre sale a Berlino e a New York. Ovunque fanno più selfie le donne degli uomini.
Thailandesi sorridenti. Nella maggioranza dei casi il soggetto sorride, e questo accade soprattutto a Bangkok ma anche a San Paolo.
Guardiamo in alto. Nella maggior parte dei casi (44 per cento) i soggetti guardano in avanti e leggermente verso l’alto.
Brasiliane maestre del duckface. C’è una buona fetta di donne che si lasciano andare a pose da star ed espressioni a duckface. Tra queste le brasiliane, che inclinano la testa in media di 17 gradi.
L’articolo completo su Airone, aprile 2014