Esiste un metodo infallibile per capire se il vostro partner vi sta tradendo: ascoltarne la voce. Ce lo spiega la psicologa Susan Hughes dell’Albright College di Reading (Usa) in uno studio pubblicato a settembre sul Journal of Nonverbal Behavior. Secondo la studiosa, uomini e donne hanno un tono di voce diverso quando parlano al telefono con la persona di cui sono innamorati. Per dimostrarlo Hughes ha coinvolto 24 soggetti di entrambi i sessi, tutti all’inizio di una nuova storia d’amore, a cui ha chiesto di telefonare al partner e a un amico dello stesso sesso. Tutte le conversazioni, che dovevano iniziare con le semplici domande “come stai?” e “cosa stai facendo?”, sono state registrate e successivamente ascoltate da 80 estranei. Di ognuna delle 24 voci è stato chiesto agli ascoltatori di giudicare i livelli di fascino, piacevolezza e romanticismo espressi. Risultato: in quasi tutti i casi gli 80 volontari sono stati in grado di capire, senza ascoltare le parole chi stava dall’altra parte del filo, se i 24 soggetti erano al telefono con l’innamorato o con l’amico.
I maschi con voci profonde
hanno più successo
Che la voce comunichi attrazione sessuale lo ha evidenziato anche uno studio inglese uscito ad aprile: Yi Xu della University College of London ha infatti pubblicato una ricerca su PlosOne che mostra come il tono basso delle voci maschili e quello alto delle voci femminili sono considerati sensualità dalle persone di sesso opposto. Il motivo? Siamo portati a pensare che un uomo con una voce grave sia fisicamente robusto e virile, mentre che una donna con la voce acuta e delicata sia più femminile. «Parlando veicoliamo informazioni sul mondo, ma anche su noi stessi», mi ha spiegato Ciro Imparato, doppiatore, formatore e autore di La tua voce può cambiarti la vita (Sperling&Kupfer).
Possiamo emettere
fino a 500 suoni
Il tutto grazie alla potenza delle corde vocali: questo strumento lungo al massimo 2,5 centimetri è capace di emettere un’infinità di suoni prodotti dalla combinazione di 13 vocali (a, e, i, o, u più altri otto suoni intermedi) lungo le due o tre ottave di estensione che ognuno di noi è mediamente capace di raggiungere. Dal momento che ogni ottava è costituita da dodici note (compresi i diesis), mediamente la nostra voce può produrre poco meno di 500 suoni diversi. «Parlando, comunichiamo empatia o freddezza, sicurezza o insicurezza, intelligenza o stupidità, rispetto o arroganza», aggiunge Imparato. Non a caso un celebre esperimento condotto all’inizio degli anni Trenta da Tom Hatherley Pear mostrò che ascoltando le parole di chi non vediamo riusciamo a intuirne molte caratteristiche. Lo psicologo britannico chiese infatti agli ascoltatori di una radio di valutare alcune voci maschili e femminili: sorprendentemente fu per loro piuttosto facile intuirne persino lo status sociale ed economico.
Da dove viene la voce che sentiamo mentre leggiamo? Provate a leggere a mente queste righe e a prestare attenzione: vi sembrerà di sentire una voce “interiore” che le ripete. È un fenomeno normale che oggi ha una spiegazione: la illustrano in uno studio pubblicato su Psychological Science gli scienziati della University of British Columbia (Canada). Alla base c’è il meccanismo della copia di afferenza: mentre leggiamo il nostro cervello si aspetta di sentire quelle parole pronunciate da qualcuno che ce le legge, ma siccome questo non accade si “autoinganna”. «Questo lavoro», spiega Mark Scott, autore della ricerca, «è importante perché legato agli studi sulle allucinazioni uditive prodotte dalla schizofrenia».
L’articolo completo su Airone, febbraio 2014