L’era dei padri molli

SONY DSCDue milioni e mezzo di bambini italiani vivono in famiglia senza un padre come conseguenza della separazione dei genitori: lo rivela l’annuario L’Italia in cifre 2012 dell’Istat. Negli Usa invece i piccoli senza genitore maschio sono addirittura uno su tre. Meglio da noi? Non è detto: molti padri italiani infatti ci sono fisicamente, ma spesso non fanno i padri. Figli di una cultura mediterranea e di madri iperaccudenti, i nostri bambini vivono una vera e propria emergenza: «I papà hanno condiviso molti aspetti del codice materno come la tenerezza, ma così facendo hanno perso di vista le loro specificità», spiega il pedagogista Daniele Novara del Centro psicopedagogico per la pace e la gestione dei confitti parlando di una situazione che definisce drammatica. Così proliferano i bamboccioni: «I genitori maschi», aggiunge Massimiliano Stramaglia, docente di pedagogia sociale e della famiglia all’Università di Macerata e autore di I nuovi padri. Per una pedagogia della tenerezza (Eum), «sono materni con il neonato ma non sanno essere fermi nei confronti del figlio una volta adolescente».

A scuola accompagnati
Lo testimonia quel 68 per cento di allievi delle scuole medie che, secondo i dati forniti dall’osservatorio del Centro psicopedagogico di Novara, va ancora a scuola accompagnato dai genitori. Del resto che il ruolo paterno sia fondamentale allo sviluppo neuropsichiatrico è dimostrato: quest’anno è uscito per Il Mulino Genitorialità. Fattori biologici e culturali dell’essere genitori, un volume che ne presenta alcuni. Gli autori, Marc H. Bornstein e Paola Venuti, spiegano ad esempio: «L’avere un padre presente in casa rispetto a un padre assente, durante i primi tre anni di vita, comporta un minor numero di problemi comportamentali e una migliore crescita del bambino tra i 4 e i 6 anni».

Paura di essere maschi
Perché allora molti padri continuano a rinunciare al proprio ruolo? Per paura. La generazione dei maschi di oggi ha dovuto sopportare il peso di due riscatti sociali: dalla figura del padre padrone che alzava le mani e da quella del marito maschilista e misogino. «Abbandonata una visione di virilità negativa, i padri italiani non hanno saputo fare di meglio che rifugiarsi nella morbidezza eccessiva, annullando la loro stessa specificità», aggiunge Novara. Trasformandosi in teneri peluche incapaci di impartire regole utili a crescere e a sviluppare il cosiddetto “controllore interno”, cioè «la voce interiorizzata del padre che, nel porre un piccolo veto, fa anche da contenitore alla paura di crescere», come lo definisce Stramaglia. Le conseguenze da adulti? Nelle relazioni di coppia, non a caso oggi sempre più mordi e fuggi: «Non abituati a confrontarsi con la norma paterna», conclude Novara, «i nuovi adulti evitano i contrasti che inevitabilmente nascono in un rapporto di coppia profondo». Finendo così col preferire relazioni superficiali, basate su sesso, qualche coccola e nulla più.

L’articolo completo su Class, settembre 2013

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