L’hanno portata a vedere The Blair Witch Project e Shining, e lei rideva. Le hanno chiesto di toccare serpenti e ragni, e ha iniziato ad accarezzarli. L’hanno accompagnata in una casa stregata, attrazione di un luna park, e ha incominciato a toccare e chiacchierare con i “mostri” che la abitano. SM, sono le iniziali di questa strana quarantenne, è una delle pochissime persone al mondo immuni dalla paura.
Tutta colpa dell’amigdala
Com’è possibile? Sembra che la donna faccia parte di quei circa 300 casi al mondo di persone affette dalla sindrome di Urbach-Wiethe, una patologia che produce lesioni alla pelle e calcificazioni di alcune aree del cervello. In SM tra queste aree c’è l’amigdala, una struttura cerebrale profonda da tempo considerata sede delle emozioni primarie come appunto la paura. Atrofizzata, la sua amigdala l’ha resa immune al terrore. Il neuropsichiatra Justin S. Feinstein dell’Università dello Iowa (Usa), che nel 2011 ha condotto uno studio sulla donna, ha confermato: «Non mostra normali reazioni di paura nonostante sia in grado di esprimere altre emozioni: è infatti una persona socievole e sempre alla ricerca di sensazioni nuove».
La prima paura
Quest’anno, però, per la prima volta nella sua vita SM ha provato paura. Feinstein ha infatti sottoposto la donna, due ragazze anch’esse affette da sindrome di Urbach-Wiethe e 12 soggetti sani all’inalazione di diossido di carbonio in dosi inferiori a quelle che possono provocare intossicazione. Risultato: SM e le due donne malate hanno espresso terrore a un livello superiore rispetto ai soggetti sani. «Avevo l’impressione di morire, non capivo cosa mi stesse succedendo», ha dichiarato SM dopo il test.
Emozione complessa
Secondo Feinstein l’esperimento dimostra che quella che definiamo paura è un vissuto complesso, non necessariamente connesso al solo funzionamento dell’amigdala: alcune reazioni di terrore dipenderebbero infatti da strutture ancora più profonde, tutte da studiare. Certo una vita senza paura non è auspicabile: ci fa sentire vivi e ci tiene alla larga dai pericoli. Lo sa la stessa SM. Quando in un colloquio Feinstein le ha chiesto di commentare la sua condizione, ha dichiarato lapidaria: «Non la augurerei a nessuno».
E chi non può farne a meno. Voli in parapendio o in paracadute, montagne russe, romanzi e film horror, parchi a tema da brivido. Il terrore affascina, purché sia controllato. Giocare con le cose che ci fanno paura permette di verificare i nostri limiti, spiegano gli psicologi. E poi c’è la componente chimica. Laura Bellodi, docente di psichiatria all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, spiega: «È il brivido dell’adrenalina a spingerci oltre il limite: ci dà sensazioni fisiche di eccitazione. Un po’ come chi assume stupefacenti». E infatti anche la paura può diventare, in alcuni casi, una dipendenza.
L’articolo completo su Airone, giugno 2013