A fior di pelle (VIDEO)

Forse era lui l’uomo con il volto più tatuato al mondo. Dennis Avner, noto alla cronache come Uomo Gatto per essersi sottoposto a 14 interventi di chirurgia plastica con l’obiettivo di assomigliare a un felino e morto suicida, a chi gli chiedeva il motivo delle sue modificazioni corporee (tatuaggi ma anche impianti in acciaio, baffi finti, guance riempite con il silicone, denti limati, orecchie a punta) spiegava: «Questo è quello che sono veramente». Niente a confronto di Lucky Diamond Rich, pseudonimo di Gregory Mclaren, quarantenne neozelandese definito dal Guinness dei primati l’uomo più tatuato in assoluto: la sua pelle è oggi coperta di inchiostro al 100 per cento.

Tutti tatuati
Senza arrivare a questi limiti, i tatuaggi sono oggi mainstream: secondo gli organizzatori della Milano Tattoo Convention, che ogni anno raduna i migliori tatuatori mondiali, sono circa 3 milioni gli italiani che ne hanno almeno uno. In pratica il 5 per cento della popolazione, comunque pochissimo contro il 23 registrato negli Stati Uniti. Molti tatuati, a casa nostra, sono giovani: una ricerca su 854 ragazzi e ragazze di diverse scuole superiori italiane condotta da Enrico Miatto del dipartimento di scienze dell’educazione dell’Università di Padova e pubblicata nel 2010 ha rilevato che il 6,4 per cento ha almeno un tatuaggio e che il 45,6 si dichiara almeno interessato a questa pratica.

Un tatuaggio? Voglia di trasgressione
Sorprendentemente sono le ragazze le più incuriosite: il 50,9 per cento di loro contro il 40,3 dei maschi si dice favorevole. Anche i tatuatori lo notano. Claudio Pittan, uno dei più celebri in Italia, mi spiega: «Quando iniziati, trent’anni fa, erano più gli uomini a tatuarsi. Oggi ci avviciniamo a un 50 e 50 con una leggera prevalenza di donne. Per le ragazze soprattutto il tatuaggio è ormai un accessorio di moda». Lo confermano i dati raccolti da Miatto tra gli studenti: tra le principali motivazioni che li spingono a tatuarsi ci sono estetica e desiderio di trasgressione, che da soli toccano il 17 per cento circa delle risposte.

Dai freak al retrò
Da pratica tribale nata nelle isole del Pacifico e riscoperta nel corso dell’Ottocento dalla classe operaia e dai freak, negli anni Ottanta i tatuaggi sono diventati pura estetica grazie all’influenza di molti attori e musicisti. Così se non mancano quelli artistici come gli irezumi giapponesi di cui Pittan è un grande esperto, veri e propri “pezzi unici” realizzati con tecniche tradizionali, i tatuaggi più gettonati sono oggi scelti tra quelli esposti direttamente nello studio del tatuatore. «Altre volte invece il cliente si presenta con l’immagine del tatuaggio visto sulla pelle della popstar del momento», aggiunge. Dopo i “tribali” in voga negli anni Novanta, oggi si sceglie quello old school ispirato agli anni Cinquanta: pin up, sirene, ancore e oggetti marinari coprono gli avambracci e le spalle di modelli e persone comuni.

Prova iniziatica
Eppure non bastano le tendenze del momento a spiegare questa pratica. Con il tatuaggio infatti modifichiamo indelebilmente la nostra pelle (in questo straordinario video ecco come gli aghi entrano nella pelle), la tela su cui proiettiamo le nostre fantasie e le nostre paure. Spiega la psicanalista Alessandra Lemma in Sotto la pelle. Psicoanalisi delle modificazioni corporee (Cortina): «La pelle è il primo punto di incontro del tocco dell’altro ed è anche un contenitore: tiene l’interno intatto». Come uno schermo, quindi, registra ed espone i messaggi provenienti dalla psiche, sia inconsciamente (alcune patologie che la colpiscono come la psoriasi hanno un’origine psicosomatica) che intenzionalmente, con disegni che sono tracce del nostro passato e delle nostre emozioni.

L’articolo completo su Airone, febbraio 2013

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