Senza gesti non si parla

Provate a parlare con qualcuno: le vostre mani si muoveranno inconsapevolmente. Ora provate a fare lo stesso tenendo immobili braccia e gambe: vi renderete conto che sarà difficile restare fermi. E quando accadrà, il vostro eloquio sarà più lento e difficile. Gesticolare è naturale, quasi un’azione involontaria. Ora si scopre perché: secondo uno studio pubblicato su Behavioural Brain Research dall’équipe coordinata da Maurizio Gentilucci dell’Università di Parma, nel cervello abbiamo un circuito che “accoppia” i gesti delle braccia e delle mani alle articolazioni della bocca e della gola. Questo significa che le parole determinano i gesti che usiamo per chiarire il nostro pensiero, ma anche che a seconda di come gesticoliamo cambia il modo in cui articoliamo le parole. Così, spiegano gli studiosi, muovere la mano mentre diciamo “ciao” modifica lo spettro sonoro, cioè le frequenze emesse dalle corde vocali durante la pronuncia della parola. Chiamato “sistema di controllo motorio bocca-mano”, questo circuito è innato: la sua funzione originaria è infatti legata alla nutrizione. Il bambino, imparando ad articolare in modo appropriato le strutture necessarie all’alimentazione, impara contemporaneamente ad usarle per sviluppare il linguaggio. «Non stupisce quindi – mi spiega lo stesso Gentilucci – che persino i non vedenti gesticolino quando parlano tra loro».

I gesti inoltre esprimono concetti che la lingua è incapace di veicolare. «Per esempio indicare il concetto di “grande” aprendo le braccia di poco oppure di tanto dà un’informazione più precisa delle dimensioni dell’oggetto di cui parliamo». Perché allora gli italiani, con una lingua così ricca di sfumature, gesticolano così tanto? «Non è vero, sono gli statunitensi a muovere maggiormente mani e braccia – smentisce lo studioso –. Piuttosto gli italiani hanno sviluppato un linguaggio gestuale più complesso perché nel corso della storia hanno avuto maggiori rapporti con popolazioni di lingue diverse». Quello che invece accomuna tutte le culture è la sintassi dei gesti, cioè l’ordine con cui vengono espressi. In un esperimento condotto nel 2008 dall’Università di Chicago (Usa) un gruppo di volontari cinesi, turchi, inglesi e spagnoli doveva mimare alcune scene viste in tv. In tutti i casi, e a prescindere dalla struttura sintattica delle loro lingue, i soggetti si sono espressi a gesti mimando prima il soggetto, poi l’oggetto e quindi il verbo. Questo ordine però è radicalmente diverso da quello a cui spagnoli e inglesi sono abituati quando parlano: a differenza di turchi e cinesi, infatti, per loro la struttura sintattica tipica è, come in italiano, soggetto-verbo-oggetto.

L’articolo completo su Airone, luglio 2012

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