Sotto esame

Siete certi che gli esami medici a cui vi sottoponete diano sempre risultati esatti? Gli spermiogrammi, la più importante analisi per la valutazione della fertilità maschile, danno ad esempio frequenti esiti errati. Lo ha recentemente affermato Andrea Lenzi, direttore della sezione di fisiopatologia medica alla Sapienza di Roma. Secondo il medico la colpa è tutta dei laboratori che eseguono male la conta degli spermatozoi e che ne valutano la vitalità. Secondo Lenzi si toccano quote di errori in ben otto casi su dieci.

Che un esame possa dare un esito non corretto tuttavia è in parte inevitabile, «anche se bisogna dire che normalmente le macchine sono tarate per dare preferibilmente un falso positivo piuttosto che un falso negativo. Quest’ultima possibilità implica infatti ignorare una patologia», spiega Maurizio Maggiorotti, chirurgo ortopedico a Roma e presidente di Amami, l’associazione che tutela i camici bianchi accusati ingiustamente di errori medici. Tuttavia il motivo di tanti errori non risiede tanto nelle macchine, secondo i sanitari. Se è vero che molte patologie, dal cancro all’infarto fino alle ischemie, oggi possono essere evitate grazie a esami sempre più sofisticati (dal 1975 nel nostro Paese abbiamo guadagnato 10 anni di vita), anche un eccesso di controlli può far male: uno studio dell’Università di Parma, ad esempio, ha rilevato che nella sola Lombardia dal 1997 al 2003 è cresciuto del 24 per cento il numero delle radiografie eseguite, le Tac (tomografie assiali computerizzate) del 270 per cento e le risonanze magnetiche nucleari di più del 3700 per cento.

Numeri impressionanti che non corrispondono certo a un peggioramento della salute ma piuttosto a prescrizioni eccessive. «Ci costringono a fare molti esami diagnostici inutili – ha denunciato a febbraio scorso Domenico Carnì, presidente dell’Anpo Lazio (l’Associazione nazionale dei primari ospedalieri) a margine di un incontro sulla responsabilità professionale dei medici –. Tra il 30 e il 50 per cento di quelli che vengono fatti negli ospedali lo è». Le ragioni? Da un lato ci sono i pazienti che sempre più spesso si recano dal medico con in testa un’idea precisa dell’esame che vogliono fare, complice la disponibilità di informazioni mediche (più o meno fondate) che circola su internet.

Dall’altro c’è però la questione della medicina difensiva, contro cui Maggiorotti con la sua associazione si impegna da anni. «Dopo diverse sentenze della Cassazione che hanno condannato medici per un evento fatale che, secondo il giudice, poteva essere evitato con un accertamento in più – spiega – ci siamo trovati nella condizione di dover prescrivere più esami per prevenire ogni possibile contestazione». Una sentenza del settembre 2011 condannò ad esempio un medico romano che non aveva predisposto un’angiografia urgente a un paziente che riferiva di avere una semplice cefalea in presenza di referti medici negativi. «In pratica oggi gli esami li prescrive il giudice, non il medico», commenta Maggiorotti. Il fatto è che la medicina non è una scienza esatta: escludere al cento per cento un evento non è possibile. Ma nemmeno sottoporre i pazienti a indagini diagnostiche indistintamente è fattibile.

L’articolo completo su Airone, giugno 2012

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