Si sdrai sul lettino

Tre giorni fa Cheryl Cohen Greene, terapeuta sessuale americana, ha scritto sul suo blog: «La masturbazione è un ottimo modo per conoscere il nostro corpo […]. Condividerla con il nostro partner può essere di grande aiuto». La frase compare a poca distanza dalla notizia della pesante censura giunta dal Vaticano nei confronti di suor Margaret Farley, autrice di Just Love. A Framework for Christian Sexual Ethics, pamphlet sulla sessualità cristiana in cui la religiosa afferma che «la masturbazione favorisce i rapporti più di quanto non li ostacoli». Eppure anche i sessuologi ricordano il ruolo positivo per lo sviluppo psichico dell’amore fatto con chi «stimiamo veramente», come Woody Allen definì l’autoerotismo. Tanto che è proprio la masturbazione il primo passo del percorso terapeutico in cui Cheryl conduce (verrebbe da dire, per mano) i propri pazienti.

Certo il lavoro di questa bella signora è del tutto particolare rispetto a quello dei sessuologi propriamente detti: le fobie e le difficoltà ad approcciarsi al corpo dell’altro che i pazienti le portano in studio non vengono infatti affrontate attraverso la parola. Cheryl Cohen Greene si definisce una partner surrogata: il suo compito cioè è quello di aiutare chi sperimenta disturbi fisici o problemi psicologici ad affrontare e a superare le inibizioni sessuali entrando in relazione intima con lei. Il che implica anche il sesso in studio: dalla masturbazione fino ai rapporti completi. Come dire, una forma di educazione sessuale sul campo.

Una strana idea di intendere la sessuologia? Forse per noi italiani. Perché se la Sex Therapy Clinic di Tel Aviv (Israele) esiste dal 1989, negli Usa la professione di Cheryl è riconosciuta da anni e un’associazione di categoria, l’International professional surrogate association, ne traccia i confini etici. Professione esercitata anche da molti uomini, alle prese ad esempio con donne affette da vaginismo: secondo uno studio del 2007, questa patologia troverebbe persino maggiore giovamento da un partner surrogato piuttosto che da una “riabilitazione” all’interno del rapporto di coppia.

Ma cosa pensano i terapeuti e i sessuologi italiani sul tema? Quali effettivamente i benefici che questo approccio pratico può avere? Secondo Walter La Gatta, psicologo, psicoterapeuta e sessuologo che nel blog ilsessoelamore.it dedica un articolo al tema, in Italia il problema sarebbe prima di tutto giuridico: «La perplessità nell’uso di questi professionisti del sesso è che a livello legale non vi sono differenze fra le loro prestazioni e quelle di persone dedite alla prostituzione». Senza dimenticare alcuni dubbi propriamente scientifici: «Ciò che funziona in un rapporto protetto e terapeutico potrebbe non ripetersi in un rapporto normale, con un uomo conosciuto casualmente in un bar».

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